ANNO 25 n° 117
La vita sociale vera per combattere la dipendenza da quella virtuale
A cura del dottor Romeo Lippi, psicologo

L’uso eccessivo del web porta automaticamente ad una dipendenza da internet?

Se questo fosse vero, tutti coloro che per lavoro sono continuamente connessi alla rete si ammalerebbero di questo disturbo.

Ma non è così: piuttosto sono le fragilità della persona a rappresentare dei rischi ben più pericolosi.

Nello specifico persone sole, introverse, poco socievoli e ansiose nelle relazioni possono trovare su internet un mezzo per scavalcare le loro difficoltà.

Ad esempio quando si sentono tristi possono giocare ad un videogioco on-line; giocando provano piacere e allontanano i problemi dalla loro mente, ma poi quando semttono, come un alcolista al passare della sbornia, si rendono conto che quei problemi comunque perdurano. Allora le emozioni negative ritornano e si ricomincia a giocare, entrando così in un circolo vizioso. Inoltre nel videogioco possono diventare dei personaggi famosi, stimati e ricercati da altri utenti: si ritrovano a chiedersi “cosa sta succedendo mentre me no sto qua a non giocare?”.

Si innesca così un meccanismo in cui il videogioco è sia uno stabilizzatore dell’umore sia un mezzo che crea sintomi di astinenza. L’individuo preda di pensieri ossessivi che riguardano esclusivamente il videogioco comincia a tralasciare gli impegni scolastici o lavorativi.

Nel trattamento di queste patologie, oltre ad insegnare un uso corretto della rete astenendosi dalle condotte pericolose (ad esempio non giocare ma controllare le e-mail) si punta molto alla creazione di interessi al di fuori del computer come sport, hobby, amicizie e relazioni vere e non virtuali.

In generale è importante non solo controllare quanto tempo stiamo su internet ma anche, e soprattutto la qualità della nostra vita sociale. Quella reale.

Dott. Romeo Lippi




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