ANNO 25 n° 117
Viterbo salvi l'archivio di Gigi Petroselli
Documenti, lettere, foto, oggetti del primo sindaco comunista
di Roma, originario di Pianoscarano, rischiano di andare perduti
14/11/2015 - 12:03

VITERBO - La città dei papi dia una lezione alla città del papa. Sia Viterbo a salvare l'archivio, le foto, le lettere e gli oggetti appartenuti a Luigi Petroselli, il Gigetto di Pianoscarano che dal 1979 al 1981 fu sindaco di Roma. Il primo e penultimo targato Pci. Perché se è vero che Petroselli è, e visto l'andazzo resterà a lungo, il primo cittadino della Capitale più amato dai romani, è altrettanto vero che a Viterbo c'è nato e cresciuto, ha iniziato l'attività politica fino a diventare un personaggio di primissimo piano nel pur affollato parterre comunista. E qui è sepolto, insieme ai suoi, come lui nati a cresciuti a Pianoscarano, il quartiere più popolare e ''autentico'' della città.

 

Il Partito Democratico viterbese dimostri finalmente di non appartenere alla categoria dello spirito, di non essere solo un'accozzaglia di bande disposte a sbranarsi anche per le frattaglie e avanzi una proposta per salvare il fondo Petroselli. Sul fronte istituzionale sia il sindaco Leonardo Michelini a promuovere un'iniziativa, magari d'intesa con la Regione Lazio (ieri il presidente Zingaretti ha annunciato l'intenzioone di prendersi carico dell'archivio), finalizzata a custodire e rendere fruibile sia i documenti ufficiali che gli oggetti personali di Petroselli. L'ideale sarebbe istituire una sorta di casa museo proprio a Pianoscarano. Si muova anche l'Università della Tuscia, che a Pianoscarano ha una delle sue sedi. Anzi, potrebbe essere proprio quella la sede ideale non solo per conservare, ma anche per studiare il fondo Petroselli.

 

Ieri, sul Corriere della Sera, la vedova di Gigetto, Aurelia, 83 anni, ha denunciato che nessuna istituzione romana ha risposto al suo appello per salvare il materiale del marito. ''Dopo la mia morte - ha detto la signora Aurelia -, non so che fine farà tutta questa roba. Non vorrei che la sua vita finisse sulle bancarelle dei mercatini''. I Petroselli non hanno avuto figli. A Viterbo restano solo loro lontani parenti. ''Temo - ha concluso la moglie - che le carte e gli oggetti che hanno accompagnato la vita del mio Gigi caschino in un avvilente oblio''.

 

Ma cosa c'è nella casa all'Arco di Travertino di Gigi e Aurelia Petroselli? Carte, documenti, lettere, appunti e perfino poesie. E ancora tante fotografie con i potenti della Terra, ma anche immagini di vita quotidiana. C'è un'intera vetrina piena di onorificenze, medaglie e sculture in bronzo (una donata da re Juan Carlos di Spagna).

 

Non è la prima volta che la signora Aurelia lancia l'sos sul fondo del marito. Già agli inizi del Duemila, in occasione dell'anniversario della morte di Petroselli, nel cimitero di San Lazzaro, alla presenza di Walter Veltroni, rilasciò una dichiarazione all'Ansa, in cui auspicava la creazione di una Fondazione intitolata al marito che, tra l'altro, si occupasse del suo archivio privato. ''È tempo - disse - di cominciare a occuparsi del materiale di Gigi conservato nella nostra casa. L'ideale sarebbe che se ne facesse carico una fondazione. Auspico che le istituzioni capitoline e il Partito Democratico si attivino per trovare una soluzione''.




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