ANNO 25 n° 79
Una nuova vita abbracciando l'Islam
Catia Aisha, modenese e da anni a Viterbo, racconta la sua conversione
02/09/2015 - 10:42

VITERBO - Si chiama Catia Aisha Dallolio, 57 anni, modenese ma residente da anni a Viterbo con la famiglia. Ha scelto di abbracciare l'Islam, di convertirsi, e ha raccontato la sua storia in un'intervista rilasciata a Il Resto del Carlino, chiedendo di non collegare religione musulmana ad estremismi o fanatismo.

 

La sua vita è cambiata a 16 anni ma il suo, spiega, è stato un ''percorso ponderato. A quell’epoca non si sapeva nulla della religione islamica, se non quello che si studiava a scuola. Poi, in biblioteca, ho incontrato colui che oggi è mio marito e tutto ha avuto senso''

 

Lei studiava al Cattaneo, lui all'università. Veniva dalla Palestina. ''E’ stato uno scambio culturale: pensavo che la religione musulmana fosse una cosa a parte, invece ho appurato che non eravamo discosti nel credo. Il Dio era uno unico, i profeti gli stessi. Il punto più ostico è stato capire che Gesù non era parte della trinità, aspetto che da sempre mi lasciava perplessa. Poi ho capito ed è stata una folgorazione''.

 

Nel raccontarsi, Catia ammonisce gli italiani dal considerare la religione islamica come il male del mondo. ''Non c’entra col nostro credo, è come se parlassimo di brigate rosse negli 70 ed una persona iscritta al Pc diventasse automaticamente terrorista. Sono fanatici e fuorviati, una minoranza nelle minoranze nel mondo islamico composto da 1 miliardo e mezzo di persone''.

 

Le tre figlie sono state educati secondo la religione islamica, lasciando però loro la scelta. Hanno sposato un palestinese, un siriano e un algerino. La famiglia modenese, a sua volta, ha scelto di convertirsi all'Islam: ''La religione non si impone. Mia madre era inizialmente disperata, perchè era testimone di Geova. Poi, di nascosto, è entrata in casa mia per leggere il Corano. Un giorno mi ha detto di non voler diventare musulmana e sono quasi svenuta. Mio padre non si è convertito ma ha accettato tutto, anche l’assenza di alcolici e maiale''.

 

Infine, Catia racconta le condizioni delle donne nel mondo musulmano: ''Ho lavorato 30 anni alla Fiat trattori e gli uomini guadagnavano 40 mila lire in più. Nel mondo islamico la donna ha un ruolo complementare al marito ed è libera di scegliere se lavorare. Io porto il velo, ma è stata una mia scelta. Noi donne non dobbiamo attirare sguardi maschili: l’abbigliamento islamico non è dovuto all’uomo ma a Dio''.




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