ANNO 25 n° 117
Niente risarcimenti per i cittadini che hanno bevuto acqua all'arsenco
29/06/2013 - 10:32

di Alessandra Pinna

VITERBO – Niente risarcimenti per i cittadini della Tuscia che per anni hanno bevuto acqua all’arsenico. L’ennesimo schiaffo arriva dal Consiglio di Stato, che ha annullato la sentenza con cui, a gennaio 2012, il Tar del Lazio, accogliendo il ricorso presentato dal Codacons, aveva condannato i Ministeri dell’Ambiente e della Salute a risarcire con 100 euro ciascuno i cittadini delle regioni costretti a usufruire dell’acqua con percentuali di arsenico oltre i limiti consentiti dall’Unione Europea.

Gli allora ministri Corrado Clini (Ambiente) e Renato Balduzzi (Salute), ritenendo di aver agito in maniera corretta, fecero appello al Consiglio di Stato chiedendo la cancellazione della sentenza, che è arrivata nei giorni scorsi. I cittadini, quindi, non vedranno un centesimo.

IL RICORSO - Era stato presentato da circa tremila cittadini, insieme al Codacons, e prevedeva due rimborsi: uno per la mancata riduzione delle bollette e un altro per i danni morali e biologici subiti. A gennaio scorso il tribunale amministrativo aveva respinto quello riguardante le bollette, in quanto la decisione di ridurle doveva passare dalle Ato e non dai Comuni coinvolti, concedendo, però, un indennizzo di cento euro a persona per i danni da far pagare ai due ministeri.

SENTENZA RIBALTATA – Pochi giorni fa, con una sentenza a sorpresa, il Consiglio di Stato ha annullato la sentenza del Tar che condannava i Ministeri della Salute e dell’Ambiente a risarcire i cittadini che per anni hanno bevuto acqua con elevate percentuali di arsenico. ‘’Secondo i giudici di Palazzo Spada – scrive il presidente del Codacons Carlo Rienzi su facebook  - è  incontestato che la richiesta delle deroghe da parte italiana è ascrivibile alle particolari condizioni geologiche sussistenti in diversi territori che determinano la presenza naturale dell’arsenico negli acquiferi destinati alla erogazione di acque potabili, e non già a fenomeni di inquinamento determinate da attività umane, di cui avrebbero senz’altro dovuto rispondere i responsabili. La VI sezione ritiene che non vi sia stata la violazione dei principi di buon andamento, imparzialità, economicità, efficacia, pubblicità e trasparenza dell’azione amministrativa, ravvisata dal Tar e non si possono ravvisare ‘ritardi od omissioni’ nel recepimento della decisione comunitaria e nell’adozione di misure precauzionali informative, risultando che i due Ministeri hanno provveduto ad avvisare tempestivamente le Regioni interessate per l’adozione delle misure a tutela della salute degli utenti”.

ALLARME NELLA TUSCIA – Secondo uno studio dell’Istituto superiore di Sanità, realizzato con la collaborazione dell’ordine dei medici, a Viterbo e provincia la concentrazione di arsenico nell'organismo dei residenti è oltre il doppio rispetto a quella nella popolazione generale (200 nanogrammi contro 88). Maggiori concentrazioni sono state rilevate anche nei bambini. Le analisi sono state condotte su campioni di unghie e urine di 269 soggetti sani (da 1 a 88 anni di età) residenti nelle aree a rischio.

LA AUSL RASSICURA – In relazione all’ipotesi di interruzione del servizio idrico nei dodici comuni della Tuscia nei quali, al 30 di giugno, non sono stati ancora attivati gli impianti di potabilizzazione, interviene la Ausl di Viterbo, al fine di rassicurare la popolazione. “Come ho già comunicato ai sindaci interessati e a Talete – spiega il responsabile del Servizio igiene, alimenti e nutrizione (Sian), Danilo De Santis – la Ausl ha richiesto al Ministero della salute un parere in merito all’uso consentito dell’acqua con concentrazioni di arsenico superiore ai 20 microgrammi per litro, alla scadenza del termine di proroga prestabilito. Tale parere sarà formulato in una riunione in programma lunedì primo di luglio e, successivamente, adottato nel tavolo tecnico regionale che si svolgerà il giorno seguente e al quale parteciperà anche l’azienda sanitaria locale viterbese''.




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