ANNO 25 n° 115
Sequestrati beni per 6 milioni di euro agli imprenditori Catia e Elio Marchetti
L'uomo e i suoi due consulenti fiscali sottoposti ieri all'interrogatorio di garanzia
08/07/2014 - 11:30

VITERBO - Hanno un valore complessivo di 6 milioni di euro i beni fatti sequestrare dal gip Francesco Rigato, su richiesta del pubblico ministero Fabrizio Tucci a Catia ed Elio Marchetti, arrestati nei giorni scorsi nell'ambito dell'operazione Red Zoll, condotta dalla Polstrada di Viterbo. Una cifra equivalente a quella che i due avrebbero sottratto al fisco, attraverso un complicato meccanismo che avrebbe permesso loro di evadere l'Iva e altre imposte importando auto di media e grossa cilindrata dalla Germania.

L'ammontare dell'evasione che ha portato in cella i due fratelli (Catia a Civitavecchia ed Elio a Mammagialla) è stato calcolato dall'Agenzia delle Entrate, i cui funzionari l'hanno desunta dai contratti d'acquisto e di vendita dell’auto omettendo di versare in tutto, nella maggior parte dei casi, o parzialmente l'imposta.

Ai due sono stati contestati i reati di truffa, frode in commercio, falso, distruzione di documenti contabili ed altro.

Ieri mattina, Elio Marchetti è stato sottoposto all'interrogatorio di garanzia da parte del gip che, su richiesta del pubblico ministero, ha firmato l'ordinanza di custodia cautelare in carcere per lui e per la sorella ed ha sottoposto agli arresti domiciliari i loro consulenti: due commercialisti romani, padre e figlio.

Marchetti non si è avvalso della facoltà di non rispondere e ha fornito al magistrato la sua versione dei fatti. Al termine dell'interrogatorio, i suoi difensori, gli avvocati Roberto Massatani e Marco Valerio Mazzatosta, hanno chiesto che l'indagato sia sottoposto agli arresti domiciliari. La risposta del gip arriverà entro cinque giorni, dopo che la procura avrà espresso il proprio parere.

I due legali, tra l'altro, ritengono esagerato l'ammontare dell'evasione contestata e, attraverso una consulenza, tenteranno di dimostrare che la somma sottratta al fisco sarebbe notevolmente inferiore.

Ieri sono stati interrogati anche i consulenti fiscali dei Marchetti, Bruno e Luca Giordani, padre e figlio. Secondo l'ipotesi accusatoria, i due commercialisti avrebbero aiutato gli imprenditori viterbesi a mettere a punto il meccanismo truffaldino attraverso il quale sarebbero state evase l'Iva e le altre imposte, facendo transitare le transazioni per l'acquisto di auto all'estero nei bilanci di società farlocche, intestate a prestanome o a personaggi inventati di sana pianta. Insomma, avrebbero svolto un ruolo tutt’altro che marginale nell'organizzazione.

Nei prossimi giorni saranno interrogate anche le otto persone denunciate a piede libero. Si tratta per lo più di prestanome che, presumibilmente dietro compenso, avrebbero accettato di intestare a loro nome delle società che servivano di copertura alle attività dei Marchetti. Sarà interessante sapere com’è avvenuto il ''contatto'' tra i due fratelli e questi personaggi.




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