ANNO 25 n° 110
Presidente argentino, sangue viterbese
La nonna di Mauricio Macrì, appena eletto a capo del Governo,
era Lea Lidia Garbini, della famiglia di imprenditori attivi nella Tuscia
14/12/2015 - 10:14

VITERBO – Questa è una storia che attraversa l'Oceano e cambia emisfero, è un'epopea che però riguarda un po' anche Viterbo, o è bello immaginarlo. Perché nel nuovo presidente della Repubblica federale di Argentina scorre pure una goccia di sangue viterbese. Il nuovo presidente è Mauricio Macrì, 56 anni, eletto lo scorso 23 novembre per il centrodestra e successore alla Casa Rosada (la mitica residenza del presidente argentino, quella anche di Evita Peròn, per capirci) di Cristina Kirchner.

 

Ora, per trovare l'allaccio con la Tuscia bisogna ripercorrere l'albero genelogico di una delle famiglie più importanti del Sud America, i Macrì, appunto. Il papà di Mauricio è Franco, classe 1930, nato a Roma e figlio di Giorgio Macrì, calabrese, ma soprattutto di Lea Lidia Garbini. Sì, proprio Garbini, una famiglia che a Viterbo ha vissuto e lavorato per tanti anni. Gestiva le linee di trasporto locale (autobus), in seguito ha posseduto una concessionaria di auto della Fiat, e insomma ad un Garbini, Igino è dedicata una delle vie più importanti della Viterbo fuori le mura. Garbini fu anche presidente della Viterbese, e di una squadra di basket che arrivò fino in serie D negli anni Settanta.

 

La saga famigliare è stata ricostruita nei giorni scorsi in Italia dal quotidiano Repubblica, mentre se ne trovano cenni anche in siti argentini e in Wikipedia. Brevemente: Giorgio Macrì, calabrese figlio di una famiglia di proprietari terriere, sposò Lea Lidia. Operava nell'edilizia, anche a livello internazionale, specie in Africa. Nel 1946 fu tra i fondatori de L'Uomo qualunque, il movumento politico di Guglielmo Giannini, che ebbe un successo effimero. Quando decise di investire ancora di più in Africa, Lea Lidia tornò a Roma, portando con sé Franco, che fu diviso dai fratelli Pia e Antonio. Franco crebbe a Roma, frequentò il collegio a Tivoli. Dopo la Seconda guerra mondiale emigrò in Argentina, dove raggiunse il padre Giorgio insieme agli altri fratelli. Qui iniziò da impiegato e poi fece fortuna come imprenditore: nelle costruzioni e anche con la collaborazione con la Fiat. Per un periodo cambiò anche il cognome in Macry (evidentemente faceva più figo).

 

Mauricio è del 1959. E' stato anche presidente del Boca Juniors (il club di cui è tifoso di Maradona e che gioca al suggestivo stadio La Bombonera). Nel 2014 è tornato in Italia, con la moglie, sulle tracce paterne della sua famiglia, in Calabria a Polistena. Chissà che non possa ripercorrere anche quelle materne, e magari venire un domani anche a Viterbo: per vedere via Garbini, certo, o magari per ricordare quel capolinea delle autolinee Garbini che oggi non c'è più ma che c'era in passato. E che fu anche bombardato nel 1944 dagli aerei alleati.

 

VITERBO – Questa è una storia che attraversa l'Oceano e cambia emisfero, è un'epopea che però riguarda un po' anche Viterbo, o è bello immaginarlo. Perché nel nuovo presidente della Repubblica federale di Argentina scorre pure una goccia di sangue viterbese. Il nuovo presidente è Mauricio Macrì, 56 anni, eletto lo scorso 23 novembre per il centrodestra e successore alla Casa Rosada (la mitica residenza del presidente argentino, quella anche di Evita Peròn, per capirci) di Cristina Kirchner.

Ora, per trovare l'allaccio con la Tuscia bisogna ripercorrere l'albero genelogico di una delle famiglie più importanti del Sud America, i Macrì, appunto. Il papà di Mauricio è Franco, classe 1930, nato a Roma e figlio di Giorgio Macrì, calabrese, ma soprattutto di Lea Lidia Garbini. Sì, proprio Garbini, una famiglia che a Viterbo ha vissuto e lavorato per tanti anni. Gestiva le linee di trasporto locale (autobus), in seguito ha posseduto una concessionaria di auto della Fiat, e insomma ad un Gaerbini, il commendatore Igino (che fu anche appassionato presidente di squadre sportive, calcio e basket) è dedicata una delle vie più importanti della Viterbo fuori le mura.

La saga famigliare è stata ricostruita nei giorni scorsi in Italia dal quotidiano Repubblica, mentre se ne trovano cenni anche in siti argentini e in Wikipedia. Brevemente: Giorgio Macrì, calabrese figlio di una famiglia di proprietari terriere, sposò Lea Lidia. Operava nell'edilizia, anche a livello internazionale, specie in Africa. Nel 1946 fu tra i fondatori de L'Uomo qualunque, il movumento politico di Guglielmo Giannini, che ebbe un successo effimero. Quando decise di investire ancora di più in Africa, Lea Lidia tornò a Roma, portando con sé Franco, che fu diviso dai fratelli Pia e Antonio. Franco crebbe a Roma, frequentò il collegio a Tivoli. Dopo la Seconda guerra mondiale emigrò in Argentina, dove raggiunse il padre Giorgio insieme agli altri fratelli. Qui iniziò da impiegato e poi fece fortuna come imprenditore: nelle costruzioni e anche con la collaborazione con la Fiat. Per un periodo cambiò anche il cognome in Macry.

Mauricio è del 1959. E' stato anche presidente del Boca Juniors (il club di cui è tifoso di Maradona e che gioca al suggestivo stadio La Bombonera). Nel 2014 è tornato in Italia, con la moglie, sulle tracce paterne della sua famiglia, in Calabria a Polistena. Chissà che non possa ripercorrere anche quelle materne, e magari venire un domani anche a Viterbo: per vedere via Garbini, certo, o magari per ricordare quel capolinea delle autolinee Garbini che oggi non c'è più ma che c'era in passato. E che fu anche bombardato nel 1944 dagli aerei alleati.

 




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