VITERBO – La segnalazione porta la firma di tre residenti che, però, sanno di interpretare “il pensiero di altre persone con cui abbiamo avuto occasione di confrontarci”. E, dunque, non è detto che l’esposto depositato ieri agli indirizzi della Procura della Repubblica in via de Lellis, alla Guardia di finanza e al Comando della Polizia provinciale di Viterbo, rimanga isolato. Tutt’altro.
Nella denuncia in questione, i firmatari raccontano di “una gestione affatto trasparente e per nulla rispettosa delle direttive della Provincia di Viterbo riportate sul regolamento del bando e del contratto di gestione del porto”. Il numero di barche ormeggiate, in particolare, sarebbe di gran lunga superiore ai parametri stabiliti.
“La capienza è sfruttata al 20-30 per cento in più” e, per giunta, “con assegnazioni di favoritismo per i clienti del gestore dei servizi del porto”. Il che, tradotto in termini spiccioli, starebbe a significare: “Se compri la barca o fai fare l’assistenza da noi – si legge nella denuncia - allora il posto c’è, altrimenti niente da fare”. Una sorta di do ut des politicamente scorretto, insomma.
“Questa situazione – spiegano i denuncianti – è stata evidenziata già in altre occasioni e denunciata alle autorità competenti anche in passato, ma nulla è cambiato”. Ma non esiste il reato di sleale concorrenza?”, si chiedono, sottolineando come analoga faccenda si verifichi anche su un terreno adibito a parcheggio riservato ai proprietari delle barche, “che però, guarda caso, sono riservati sempre ai soliti clienti della società che gestisce i servizi Fidal. Tra l’altro – aggiungono – sia i posti barca in esubero che i parcheggi auto sono abusivi e quasi sempre esenti da documenti fiscali. Ad oggi nel porto ci sono circa 406 barche, oltre ai posti di quanti vanno un mese al mare e vengono riaffittati a terze persone all’insaputa del proprietario pro-tempore. Per quanto riguarda invece i posti auto sono 60 per 110 euro ciascuno. Ci chiediamo: esistono ricevute e contratti?”.
I residenti di Capodimonte sono convinti del fatto che “si infrangono diverse regole in questa gestione, a volte a scapito dell’intera comunità (evasione fiscale), a volte a danno degli operatori dello stesso settore nautico che sono svantaggiati sui servizi da offrire e, quindi, obbligati psicologicamente ad acquistare beni e servizi dal solo gestore del porto.
La circostanza davvero strana – aggiungono i firmatari dell’esposto – è che il primo organo di controllo, il Comune, che ha il dovere di verificare che le condizioni contrattuali siano esaudite, è assente e fa orecchie da mercante. Anche le autorità superiori sono state più volte informate della situazione, ma non hanno mai preso posizione. Cosa si deve fare allora per ottenere correttezza e giustizia? Ma è mai possibile – si legge nella denuncia in conclusione – che non si riesce a far funzionare bene nemmeno una piccola realtà come quella del porto, che dovrebbe costituire un’opportunità per gli operatori del settore, soprattutto in un momento di crisi come quello attuale