ANNO 25 n° 79
''Non Michelangelo, ma un suo allievo''
Tavoletta cinquecentesca: la versione dell'Università e dello storico Alessi
15/01/2016 - 10:01

VITERBO - Gli esiti delle indagini sulla paternità de ''La crocifissione di Cristo'', presentati mercoledì scorso dall'associazione Egidio17, Archeares e l'Università della Tuscia, hanno catturato l’attenzione di molti. Durante l’evento, gli esperti intervenuti hanno concordato sul fatto che nell’opera conservata al Museo del Colle del Duomo di Viterbo si può riscontrare l’influenza di Michelangelo e, se non ci sono elementi a sufficienza per affermare che la tavoletta sia stata realizzata dal grande maestro in persona, quantomeno è presumibile pensare che possa essere considerata di scuola michelangiolesca.

 

Ieri mattina, in merito all’incontro del giorno precedente, l’Università degli Studi della Tuscia, coinvolta in prima persona nelle indagini effettuate sull'opera stessa, ha diffuso un comunicato nel quale precisa che ''la tavoletta non è mano di Michelangelo ma sarebbe opera dei suoi allievi''. L’opera, infatti, ''è una derivazione dai disegni michelangioleschi, utilizzati da seguaci e colleghi dell’artista''.

 

Sulla vicenda è intervenuto anche Andrea Alessi, storico dell’arte e coordinatore editoriale della rivista Biblioteca e Società. Che sulla questione ha invece un'idea ben precisa: ''La tavoletta non può essere considerata in alcun modo opera di Michelangelo - dice Alessi - Me ne occupai io stesso diverso tempo fa con il prezioso aiuto e supporto di Claudio Strinati, importante e apprezzato storico dell’arte e profondo conoscitore di Michelangelo Buonarroti. Nell’indagine da noi condotta abbiamo escluso con certezza la possibilità di attribuire la paternità dell’opera all’artista. È stato Strinati stesso ad avanzare l’ipotesi che la tavoletta potesse essere stata realizzata da Teodoro Siciliano, un autore michelangiolesco di matrice siciliana, attivo a Viterbo intorno alla metà del '500 ma del quale sappiamo pochissimo”.

 

Dal 23 dicembre 2014 al 15 febbraio 2015 a Viterbo si è svolta la mostra ''Sacro & Profano. Capolavori a Viterbo tra il Quattrocento e il Settecento'', all’interno della quale è stata esposta anche ''La Crocifissione di Cristo''. È stato lo stesso Andrea Alessi a curare il catalogo dell’intera mostra nel quale, grazie agli studi effettuati da Claudio Strinati, è chiaramente riportato che la tavoletta in questione, databile tra la fine degli anni Quaranta e l’inizio degli anni Cinquanta del '500, può essere presumibilmente ascrivibile alla cerchia di Michelangelo avendo delle assonanze con l’operato di Teodoro Siciliano. Questo artista ha lasciato, del resto, una forte impronta nella città di Viterbo perché, secondo gli studi effettuati, è il responsabile degli affreschi della sala del Consiglio di Palazzo dei Priori.

 

''La scheda realizzata per il catalogo della mostra dà ragione a quanto affermato nella nota rilasciata dall’Università della Tuscia. Accostare La crocifissione di Cristo a Michelangelo è un errore anche perché l’artista italiano utilizzava dei tratti stilistici ben evidenti; ne sono un esempio la realizzazione di paesaggi scarni o la presenza di poche figure all’interno delle sue opere. E con la semplice osservazione della tavoletta possiamo accorgerci che questi elementi non sono affatto presenti'', conclude Alessi senza nessuna intenzione di fare polemiche.

 

Una precisazione doverosa quella dello storico dell’arte che arricchisce ancora di più il dibattito intorno alla paternità de La crocifissione di Cristo; un’opera importante che rappresenta un tesoro per tutta la città di Viterbo.




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