ANNO 25 n° 116
''Leonardo non è come Marino''
I fedelissimi fanno quadrato intorno a Michelini: ''Inaccettabile il paragone
con Ignazio. Lui col Pd non c'entra''. I sette ribelli pronti a fare un passo indietro?
29/01/2016 - 09:52

VITERBO – Leonardo non ci sta a passare per Marino. Intanto per una questione semantica: perché Leonardo Marino per esempio si chiamava uno dei killer del commissario Calabresi. E poi, tornando a cose più serie, perché con un altro Marino illustre, quello a cui si fa riferimento qui, cioè Ignazio Marino, lui ritiene di aver poco a che fare. Se non nulla.

 

‘’Evitare ad ogni costo un altro caso Marino’’, ha detto il Pd nazionale a margine dell’incontro di mercoledì, al Nazareno, con quattro esponenti viterbesi del partito. Una frase infelice, al netto delle semplificazioni affrettate e delle immagini forti, che ha ‘’ferito profondamente il sindaco’’, come riferiscono i suoi fedelissimi. Per una serie di ragioni. Intanto, non è certo educato che un partito nazionale esprima giudizi così coloriti nei confronti di un amministratore che non è neanche iscritto al Pd, come invece era Marino. Come dire: che diritto ha il Pd di dire certe cose? E’ un alleato, certo, anche quello di maggioranza, ma sempre un alleato. Michelini lo ha appoggiato sin dalla campagna elettorale, lo ha ospitato alle Primarie (poi stravinte dall’ex presidente di Coldiretti), ne compone giunta e maggioranza. E basta.

 

Ma c’è anche un’altra ragione, ancora più pesante. Marino è stato fatto fuori dai suoi consiglieri di maggioranza (che hanno firmato le dimissioni insieme ad alcuni della minoranza al cospetto di un notaio, cosa che potrebbe accadere anche a Viterbo, solo qui sta la similitudine) nel corso di una bufera mediatica e giudiziaria non indifferente. Prima le multe pagate o non pagate per gli accessi della Panda dell’ex sindaco nella Ztl del centro storico romano, quindi la vicenda ancora più brutta delle ricevute per pasti e trasferte istituzionali che di istituzionale invece potevano avere poco o nulla. Fino a prova contraria, a Michelini nessuno ha mai contestato qualcosa del genere. Nessuna accusa. La trasparenza dell’uomo è certificata. Gli è stato detto di tutto, ma in termini politici: che non sa fare il sindaco, che ha fatto poco per la città, che non è un decisionista. Ma tutti attacchi legittimi, e non offensivi a livello personale. Dunque, perché paragonarlo proprio al chirurgo? ‘’Si sarebbe potuta scegliere un’altra metafora – raccontano sempre da Palazzo dei Priori – Il sindaco sui temi della legalità e della correttezza è molto sensibile, quell’uscita gli ha fatto male’’.

 

Michelini, contattato, da Viterbonews24, preferisce non parlare. La crisi della sua amministrazione è in un momento decisivo – in un senso o nell’altro – e ogni parola va pesata. Però qualcosa se lascia scappare: ''Dispiace questa definizione, al sottoscritto ma soprattutto per le tante persone perbene che stanno lavorando per l'amministrazione. Non se lo meritano''.

 

E allora ci sarebbe anche da riflettere sugli effetti collaterali (mediatici e non solo) che sta provocando questa crisi di provincia, anzi di paese. A proposito di crisi: ieri i sette consiglieri ribelli del Pd si sono incontrati. Le voci di una ricomposizione della frattura esplosa il 17 dicembre scorso sono sempre più insistenti. Altro che notaio: qui si rischia di andare dal giudice di pace. Con tutte le conseguenze comiche del caso. Il Comune non casca, nonostante le poltrone bruciate, i titoli sparati, i giuramenti e le promesse solenni? Staremo a vedere. Per il momento sono solo voci, e tutto è ancora possibile.




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