ANNO 25 n° 107
I cervelli di Viterbo (di osservatore romano)
16/07/2011 - 13:46

di osservatore romano

Non ci fosse Caffeina, di Viterbo e della sua provincia a far notizia, in Italia, sarebbero le acque disperse da acquedotti fatiscenti affidati ad una società pubblica sull’orlo del fallimento, le falde all’arsenico, le alghe rosse e simili reperti lacustri, le malattie del castagno, le centrali…

D’altra parte, ormai, sui giornali nazionali quasi nessuno scrive più, e da tempo, dell’ipotesi di trasferire l’aeroporto di Ciampino alle pendici dei monti Cimini. In cose del genere, come si dice? prima vedere cammello, i soldi veri necessari a costruirlo i quali, se in qualche parte nascosti, nessuno li fa toccare e così, dei soldi, tutti parlano ma solo tra piazza del Comune e San Pellegrino. Allo scalo viterbese il rischio del titolo di sora Camilla.

Peccato per una terra di cui tanti vorrebbero ammirare la bellezza di molta natura incontaminata e storia (laghi, colline, coste con il ricordo, ovunque, di etruschi, romani, medioevo e barocco) , goderne le acque termali non sfruttate come si deve (dicono gli stessi viterbesi).

Però la ferrovia a scartamento ridotto della Roma Nord ad est e quella in balia dei ladri di rame ad ovest, la Cassia a quattro corsie solo fino a Monterosi, dove cioè la provincia inizia, una cosiddetta superstrada senza corsie d’emergenza ed incompiuta, non incoraggiano i viaggi.

Una terra che, dunque, sembrerebbe debole.

Invece, quanto a rappresentanza nelle stanze del potere, la battono poche altre: un presidente della provincia che prima era deputato, il sindaco del capoluogo tuttora parlamentare e capopartito fino a Civitavecchia (eppure lo chiamano il bandolero stanco…che vorrà dire?).

Non bastassero tre consiglieri regionali eletti, c’è pure un assessore alla regione preso dall’impiego nell’edilizia popolare per guidare l’agricoltura grazie al fatto di essere donna, come la rappresentante di lungo corso in senato.

Poi, due tra i più influenti politici nazionali del maggior partito d’opposizione: uno di nome Fioroni venerato dai cattolici e l’altro Sposetti coccolato da banchieri e imprenditori senza distinzione di fede, perché custode e amministratore della borsa di mammona, il tesoro dell’ex PCI.

Infine il rettore della locale università che è anche Rettore dei rettori, presidente della Conferenza dei Magnifici capi di tutti gli atenei italiani.

Niente male, come lobby o force de frappe: uomini davvero potenti a Roma e in Italia.

Ma a Viterbo? E per Viterbo?

Considerando il posto della Tuscia nelle varie classifiche nazionali, verrebbe da ritenere col poeta risorgimentale Giuseppe Giusti, i loro “cervel, Dio li riposi, in tutt’altre faccende affaccendati”.

Almeno per ora.




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