ANNO 25 n° 115
''Diversificare e informarsi bene
per evitare brutte sorprese''
I consigli del direttore della Popolare di Puglia e Basilicata
per ridurre al massimo i rischi sugli investimenti
14/12/2015 - 10:16

VITERBO - Diversificare gli investimenti e cercare di essere sempre il più possibile consapevoli di quale prodotto finanziario si sta acquistando e di quali rischi questo comporti. Mettersi al riparo da operazioni finanziarie che creino conseguenze come quelle che hanno riguardato i quattrocento clienti viterbesi di Banca Etruria si può, ma bisogna stare attenti e non fidarsi della prospettiva di un guadagno facile senza prima aver conosciuto a fondo di cosa si tratti.

 

Bisogna sapere, per esempio, cosa sono le obbligazioni subordinate. Sono loro le responsabili di tanti guai per circa 150mila risparmiatori italiani. Ma in sostanza cosa sono le obbligazioni subordinate, assunte agli onori (e ai disonori) della cronaca da qualche settimana a questa parte dopo il varo del decreto Salva Banche da parte del Governo Renzi? Si tratta di una specifica categoria di titoli, il cui rimborso in caso di procedura fallimentare dell'istituto che li ha emessi è, appunto, subordinato a quello dei creditori ordinari, privilegiati e chirografari. Per natura sono più assimilabili alle azioni che alle obbligazioni dato che chi le acquista partecipa a tutti gli effetti al rischio d'impresa, rischio dovuto al fatto che in caso di procedura fallimentare il portatore viene soddisfatto solo dopo i creditori senior e può perdere anche il 100% del capitale investito, come accaduto ai clienti viterbesi di Banca Etruria e a tutti gli investitori italiani dei quattro istituti finiti nella bufera. Acquistando obbligazioni subordinate, che comunque restano un investimento con tassi di interesse abbastanza alti proprio a fronte di un rischio maggiore, le perdite possono verificarsi anche se la banca va in difficoltà operativa. Esistono diversi tipi di obbligazioni subordinate, diversificate proprio a seconda del rischio: Tier I (le più rischiose), Upper Tier II, Lower Tier II (le più diffuse, con scadenza più lunga), Tier III (meno rischiose). ''Fino ad oggi le obbligazioni subordinate sono sempre state un investimento tranquillo - dichiara Stefano Multari, direttore della filiale viterbese della Banca Popolare di Puglia e Basilicata, uno degli istituti di credito cooperativo che si trovano sul territorio della Tuscia, a cui Viterbonews24 ha chiesto un parere tecnico sulla vicenda -, chi le ha vendute non credo potesse prevedere cosa sarebbe successo, specie se i clienti le hanno acquistate da anni. Prima d'ora una cosa simile non era mai accaduta''.

 

Dottor Multari, secondo lei è più facile che situazioni simili si verifichino in istituti di provincia, dove magari il territorio è più aggredibile dal miraggio della speculazione?

 

''Non credo si possa parlare pienamente di speculazione. È normale che in una banca più piccola, a vocazione territoriale come quelle del Salva Banche, sia più facile ottenere credito, perciò il margine di rischio di un mancato rientro può essere più alto. Le obbligazioni subordinate non sono altro che una quota di debito: nel caso di mancato rientro dei capitali prestati, si rischia di perdere la cifra investita. Le obbligazioni in genere non sono soggette all'oscillazione del mercato come le azioni, ma se sono subordinate e si verifica insolvenza e quindi sofferenza di chi le ha emesse, sono di fatto come le azioni stesse''.

 

Ammetterà che, se non vogliamo chiamarla malafede, almeno una 'leggerezza' nei confronti degli investitori è stata commessa, coi risultati che sono sotto gli occhi di tutti.

 

''Io credo che molto dipenda dalla composizione del portafoglio dei clienti. Quando si propone una soluzione finanziaria, bisogna prima aver chiara l'intera disponibilità dell'investitore, proponendo magari titoli variegati. Ci vuole una maggiore attenzione nel caso in cui si propone a un cliente di investire tutto quello che ha in un solo prodotto''.

 

Questi anni di crisi economica globale secondo lei hanno convinto i piccoli risparmiatori, che sono la maggioranza dei 150mila coinvolti nella vicenda Salva Banche, a tentare di in elementare il proprio patrimonio con investimenti in titoli?

 

''Più che altro la crisi ha determinato l'andamento delle obbligazioni, oltre che delle azioni. Spesso e volentieri chi ha investito ha diversificato, comprando un po' di tutto. Se fino a poco fa le obbligazioni subordinate venivano considerate un prodotto che dava buona rendita, ora i clienti non le vogliono sentire neanche nominare. Oggi è difficile non solo venderle, ma anche emetterle''.

 

Come ci si può mettere al riparo da investimenti disastrosi? Un consiglio tecnico per i risparmiatori.

 

''Una percentuale di rischio esiste sempre, nessun prodotto finanziario è immune. Ma la soluzione per tutelarsi secondo me sta soprattutto nella diversificazione della ripartizione dei capitali investiti, magari con pacchetti più piccoli e con una certa dinamicità. E poi nella conoscenza completa di cosa si compra: capisco che spesso i prospetti informativi possano essere complessi per i clienti, ma gli investitori devono esigere estrema chiarezza sui rischi. Prima di fare qualsiasi investimento, anche se esiste fiducia verso l'istituto a cui si affidano i propri soldi, bisogna essere consapevoli di cosa si sta comprando. Come ho già detto, un prodotto finanziario esente da rischi non esiste, ma con la diversificazione e una maggiore consapevolezza si possono prevenire spiacevoli situazioni''.




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