ANNO 25 n° 88
Disponibili 500mila euro per il museo,
ma i fondi rischiano di andare perduti
Concessi nel 2011 dal ministero dei Beni culturali, non sono stati mai utiizzati
Marini: ''Il finanziamento chiesto per l'ex tribunale fu dirottato sul monastero''
13/05/2015 - 11:58

VITERBO - La soluzione per garantire l'esposizione e la fruizione del tesoro, finora segreto, di santa Rosa ci sarebbe: il museo del monastero. La struttura andrebbe allestite in quello che sarebbe dovuto diventare la casa del pellegrino, lungo via Casa di santa Rosa. Un'opera per la quale sono disponibili, dal 2011, 500mila euro messi a disposizione dal ministero per i Beni e le attività culturali e mai utilizzati. Ma il finanziamento, se non sarà utilizzato in tempi strettissimi, al più tardi entro il 2016, rischia di andare perduto. Evitare che i fondi cadano in perenzione non sarà però cosa semplice, giacché a oggi non esiste ancora un progetto esecutivo.

 

La storia del finanziamento è singolare e sotto alcuni aspetti avventurosa. ''Nel 2011 - racconta Giulio Marini, all'epoca deputato del Pdl -, parlai con il ministro per i Beni e le attività culturali Sandro Bondi e gli chiesi di aiutarmi a ottenere i fondi per trasformare l'ex tribunale a piazza Fontana Grande in sede del museo civico, in sostituzione del complesso di piazza Crispi. Bondi mi assicurò il suo interessamento e fu avviata la pratica. Ma - precisa - accadde un imprevisto: per un errore degli uffici del settore lavori pubblici, la pratica giunse fuori tempo massimo. I fondi per l'ex tribunale erano così sfumati. Bondi - rileva Marini - mi disse che c'era una via di fuga per far arrivare a Viterbo 500mila euro, non più per il museo comunale ma per quello del monastero di santa Rosa, per il quale era stata presentata una richiesta di finanziamento. Il secondo dopo - ricorda Marini - detti il mio assenso''.

 

A quel punto, però, era troppo tardi per inserire il progetto nel bilancio 2010 del Mibact, che era già in esercizio. I 500mila euro furono così imputati sul bilancio 2011. Da allora, per una serie di controverse ragioni, non sono stati mai utilizzati. ''A quel che mi risulta - conclude Marini - non ci sarebbe ancora un progetto funzionale. E nel 2015, decorsi cinque anni, interverrà la perenzione. Quindi non c'è un minuto da perdere''.

 

Il progetto elaborato dai professionisti incaricati dalle clarisse, infatti, per varie ragioni, non ha superato né il vaglio dell'Arcus (la Società sviluppo arte, cultura e spettacolo del Mibact, incaricata di valutare i progetti e partecipare al finanziamento degli stessi e monitorarne l'evoluzione) né quello della soprintendenza. Secondo quanto si è appreso, gli elaborati presentati avrebbero superato notevolmente l'importo a disposizione, inoltre, avrebbe previsto interventi di tipo strutturale sull'immobile non autorizzati dal bando.

 

I due progettisti avrebbero ricevuto dall'Arcus e dalla soprintendenza tutte le indicazioni sulle modifiche da apportare al progetto che, così com'è, non può essere approvato a tanto meno finanziato. Gli elaborati sarebbero in fase di completamento e, a breve, dovrebbero approdare a Palazzo dei Priori per l'approvazione. Per non arrivare fuori tempo massimo, però, è indispensabile una forte accelerazione da parte di tutti. E, probabilmente, anche qualche preghiera da parte delle clarisse di santa Rosa.

 

Anche perché, dopo l'iniziativa del procuratore capo della Repubblica Alberto Pazienti, che ha portato alla catalogazione del tesoro ''segreto'' di santa Rosa, composto da centinaia di opere d'arte custodite gelosamente dalle suore all'insaputa di tutti, la realizzazione del museo del monastero non è più rinviabile.




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