ANNO 25 n° 117
Claudia e Irene, l'esempio di due donne
La moglie di un carabiniere e la madre di chi l'ha ucciso insieme
in un incontro coi detenuti di Mammagialla: messaggio di perdono e misericordia
21/12/2015 - 10:08

VITERBO - I detenuti entrano alla spicciolata nel teatro di Mammagialla, si siedono dove l'agente che accompagna ogni gruppetto dice loro di sedersi,arrivano alcuni dei volontari che svolgono la loro attività presso la casa circondariale. Sedute sotto al palcoscenico ci sono due donne giovani che accolgono con un sorriso dolce e timido chi arriva.

 

Il dottor Claudio Mariani vice presidente dal Gavac ,una delle associazioni di volontari carcerari che operano qui, presenta le due signore che a turno raccontano la loro storia. E' venerdì 18 dicembre e nel silenzio più assoluto, nella attenzione più totale , i detenuti ascoltano ciò che le due donne dicono con molta pacatezza.Si chiamano Claudia e Irene, sembrano amiche da tempo, si guardano mentre parlano,serenamente.

 

Claudia era la moglie di un appuntato dei carabinieri, Antonio, deceduto dopo 13 mesi di agonia causata da un forte colpo alla testa. Irene è la mamma di Matteo, il giovane che fermato per effettuare l'alcol-test e trovato positivo, ha inferto con un pezzo di legno un colpo che poi si è rivelato fatale, all'appuntato che stava facendo il suo dovere. Matteo ha ferito gravemente anche l'altro carabiniere in servizio, Domenico, che perderà l'occhio in seguito al fatto.

 

Il racconto delle due donne si svolge davanti ai detenuti che sono sempre più presi e che, alla fine, porranno delle domande alle signore con un senso di partecipazione, una attenzione, una delicatezza, una sensibilità esemplari. Del fatto di cronaca non vale più la pena di parlare, sono passati i cinque anni. .Se lo può andare a leggere ,chi vuole, se ne è scritto anche dalle nostre parti perché è avvenuto in Maremma ai confini con la nostra provincia.

 

Quello che si deve assolutamente dire è che due donne segnante dal dolore, ognuna in un modo diverso hanno deciso di raccontare, soprattutto ai detenuti, ma non solo, come dopo un percorso lungo, articolato e sofferto, sono riuscite a parlarsi, a capire, ognuna la sofferenza dell'altra e a voler condividere l'esperienza di portare in mezzo agli altri la loro storia perchè aiuti a riflettere, a comprendere. Claudia ha incontrato Matteo che ora si trova detenuto a Bollate,ha ricevuto precedentemente lettere sia da Matteo che dalla sua mamma Irene.Irene è andata a trovare Antonio prima che morisse mentre era ad Imola in coma vegetativo. Irene e Claudia si sono parlate,ognuna ha messo nelle mani dell'altra, nel cuore dell'altra, la propria sofferenza. Claudia ha perdonato il giovane Matteo che sta facendo un lungo percorso all'interno della sua detenzione. Irene e Claudia hanno tenuta riservata la loro frequentazione fino al scondo gradi di giudizio. Irene non voleva minimamente che la richiesta di perdono fatta da Matteo alla moglie di Antonio potesse influenzare i giudici o sembrare finalizzata a riduzione di pena. Claudia per perdonare Matteo e trovare con Irene un rapporo tale da consentirle di andare insieme a testimoniare il loro percorso di vita,a dovuto subire la non accettazione da parte dei congiunti di Antonio del suo gesto. Irene ha dovuto pian piano superare il complesso di colpa nei propri confronti che si era autoinflitta.

 

Esiste una associazione, la Ami Caino e Abele che serve proprio a testimoniare che il perdono è possibile, che da un dolore immenso può nascere qualcosa di buono. Sono queste due splendide donne che l'hanno voluta e serve a portare un messaggio di perdono e misericordia. I detenuti dopo una raffica di domande pertinenti, acute, garbate, hanno voluto mandare i saluti ai figli delle due signore, Matteo e il giovane Stefano, figlio del carabiniere, Hanno fatto un omaggio alle signore e le hanno volute abbracciare in molti.




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