ANNO 25 n° 115
Cinquemila euro per uccidere Scrugli
Beluli e Ibrahimi, i due killer oggi collaboratori di giustizia, raccontano la storia
18/03/2015 - 11:22

VIBO VALENTIA - Vasvi Beluli e Arben Ibrahimi hanno ammesso di essere stati assoldati dai Patania per eliminare il vibonese Francesco Scrugli, poichè ritenuto l’autore materiale dell’omicidio nel settembre 2011 del boss Fortunato Patania. Questo è quanto emerso dalle testimonianze degli stessi killer, all’epoca dei fatti residenti a Canino, al loro primo esame da collaboratori di giustizia di fronte al tribunale di Vibo Valentia.

 

I due killer hanno raccontato al tribunale di aver percepito 500 euro per l’omicidio anche se erano stati assoldati per 5 mila euro. Vasvi Beluli ha poi ammesso di aver preso parte, sempre nell’ambito della faida, al tentato omicidio di Francesco Meddis e all’omicidio del 31enne Davide Fortuna, il 31enne ucciso il 6 luglio 2012 in spiaggia a Vibo Marina in pieno giorno mentre giocava con i due figli di 8 e 10 anni.

 

Cinquemila euro. Questo il prezzo che il clan Patania era disposto a pagare per vedere morto uno dei suoi principali rivali, Francesco Scrugli, esponente di spicco del gruppo dei Piscopisani sospettato essere il sicario del boss Fortunato Patania. E Vasvi Beluli, detto ''Jimmy'', 33enne, e Arben Ibrahimi, detto ''Alberto'', 30 anni, ora entrambi collaboratori di giustizia, erano i due il killer venuti dall'Est assoldati dal sodalizio di Stefanaconi per sterminare i rivali.

 

Al processo stralcio sull'omicidio che vede imputato il solo Manuel Nunzio Callà, il teste del pm distrettuale Camillo Falvo, oggi collaboratore di giustizia, raccontano con freddezza tutta la storia culminata con l’uccisione di Scugli la sera del 21 marzo 2012. Jimmy inizia dal suo arrivo in Italia, quindi, la casa a Canino e la vita fatta di piccoli espedienti. Nel gennaio del 2012 viene contattato dai Patania, riferisce in aula. Il compito è uccidere a sangue freddo una persona e Beluli, accetta perché, spiega in aula, ''avevo bisogno di soldi''. Con lui c'è Arbem Ibrahimi, ha tre anni in meno di Beluli ed è di nazionalità slava. Vivono insieme a Canino e insieme vengono assoldati. Ibrahimi apprende di dover far fuori qualcuno solo durante il viaggio, ma accetta, perché anche a lui quei soldi facevano comodo.

 

I due arrivano a Pizzo nel gennaio del 2012. Non c'è però tempo da perdere, i Patania pressano e convocano riunioni prima di procedere a commettere l'agguato. I due stranieri devono infatti vedere in foto la vittima per poterla riconoscerla nel momento in cui dovranno freddarla. Il macedone e Hibraimi raccontano gli appostamenti nei pressi della casa di Francesco Scrugli e le fasi del ferimento avvenuto l'11 febbraio 2012 con una carabina di precisione. Jimmy spara all'obiettivo da un palazzo poco distante, lo colpisce al collo, lo vede cadere e scomparire dietro un muretto. Si salva, ma un mese più tardi viene ucciso da un colpo di pistola dello stesso sicario e da quelli di un altro killer, questa volta italiano, Mauro Uras.

 

Originario della Sardegna e residente a Canino, da dove partiva per compiere le spedizioni punitive che gli venivano ordinate dai Patania, era stato proprio Uras ad ''arruolare'' come killer Beluli e Ibrahimi. Venne ammanettato dagli uomini della squadra mobile di Viterbo in collaborazione con i colleghi di Vibo Valentia, gli altri due, invece, dai carabinieri del comando provinciale di Viterbo e da quelli del capoluogo calabrese. Nel blitz di Canino, scattato alle 4 del mattino del 21 novembre 2012, presero parte un centinaio tra poliziotti e carabinieri. A Mauro Graziano Uras, 43 anni, è stata inflitta la pena più pesante: l’ergastolo. Ai suoi due complici che, come lui, si erano rifugiati a Canino, Beluli e Ibrahimi, sono stati inflitti rispettivamente 14 anni e 9 anni e 4 mesi di reclusione.




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