ANNO 25 n° 89
Una sfiducia senza firme
Il documento presentato dai 7 ribelli del Pd respinto al mittente
Non è sottoscritto, e per essere una mozione avrebbe bisogno di 13 sigle
15/01/2016 - 09:58

VITERBO – Non è stata drammatica la conferenza dei capigruppo di ieri. No, tranquilli, è stata soltanto strana. Si è aperta con quello che è stato interpretato un gesto di distensione da parte dei popolari del Partito democratico: la rinuncia da parte di Lorenzo Ciorba alla carica di presidente del collegio dei revisori dei conti. Una delle cause della crisi della maggioranza veniva così a cadere. Ma ai sette consiglieri ribelli del Partito democratico ciò non è evidentemente bastato. Tant’è che il loro rappresentante, il capogruppo Francesco Serra, ha ufficializzato in quella sede il documento di sfiducia al sindaco, quello prodotto il 19 dicembre scorso e da allora non ratificato, visto che non c’erano state più occasioni formali per farlo, con le feste di mezzo.

 

Ma quel documento deve avere qualcosa di strano, appunto. Perché non è stato recepito dal presidente Marco Ciorba, in quanto non recava le firme in calce dei sette consiglieri (come invece prevede l'articolo 45 comma 1 del regolamento). Non solo: quello che non si capisce è a cosa serva quel documento, specie se presentato in una sede istituzionale come la conferenza dei capigruppo. Un organo che serve, da regolamento, per fissare il calendario dei consigli e per stabilirne l’ordine del giorno. Doveva essere una mozione di sfiducia vera e propria? Ma allora – sempre secondo il regolamento – sarebbero servite 13 firme, e non le 7 attualmente nella disponibilità del gruppo ribelle (e tra l’altro neanche riportare sotto al documento). Come fecero, due mesi fa, quelli dell'opposizione: presentarono la mozione com 13 firme, fu calendarizzata e venne discussa in consiglio. Bocciata.

 

Il presidente Ciorba conferma a Viterbonews24 questa versione. E aggiunge di averla comunicata per iscritto anche allo stesso Serra. Ora resta da vedere cosa faranno i sette: ci riproveranno giovedì prossimo (la conferenza è convocata per mezzogiorno), stavolta con sette firme? Oppure andranno a chiedere le sei adesioni mancanti a qualche anima pia della minoranza? Staremo a vedere.

 

Certo, chi sostiene che i ribelli stiano facendo molto rumore per nulla, ha avuto un’altra tessera da aggiungere al puzzle. Insieme alle dimissioni di Mongiardo dalla presidenza della prima commissione, comprensibili certo (specie vista la sensibilità della giovane consigliera), ma non certo un attacco che può scuotere Michelini. Quello, semmai, sarebbe arrivato se solo le due assessore di riferimento dell’area (Perà e Troncarelli) avessero rimesso il mandato. Invece nulla: le due assessore restano, in ottemperanza alle disposizioni del segretario regionale Melilli, che aveva chiesto di congelare tutto.

 

‘'Leonardo è sempre più convinto ad andare avanti, anche in virtù dei tanti attestati di stima ricevuti. Alle dimissioni non ci pensa neanche’’, dice un alto esponente del Pd fioroniano. In attesa che magari arrivi da Roma un ordine categorico per ricomporre il quadro, in un senso o nell'altro.




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