ANNO 25 n° 88
Spunta anche il finanziamento illecito
Il reato è stato ipotizzato a carico di alcuni dei 14 nomi, tra cui Parroncini indicati nell'informativa della Guardia di Finanza sulle ''spese pazze'' del gruppo Pd
04/12/2013 - 04:01

VITERBO – Oltre al peculato e al falso, c'è anche il finanziamento illecito tra i reati ipotizzati nell'informativa sul Laziogate consegnata ieri alla procura della Repubblica di Rieti dal nucleo tributario della Guardia di Finanza di Rieti. Secondo quanto si è appreso, alcune fatture emesse da imprenditori o commercianti compiacenti, potrebbero essere state gonfiate o del tutto ''inventate''. E, una volta saldate dal gruppo consiliare Pd alla Regione Lazio, una parte della somma sarebbe tornata nella disponibilità dei medesimi consiglieri. Ovviamente, anche chi gonfiava o falsificava le fatture avrebbe avuto la sua parte di tornaconto. Il meccanismo, secondo gli inquirenti, sarebbe servito a creare una riserva ''n nero'' per finanziare iniziative che non rientravano né nelle “attività istituzionali” né nel “rapporto eletto-elettori”, le uniche che possono essere messe a carico dei gruppi politici. All'accusa di finanziamento illecito sarebbe estraneo il consigliere regionale viterbese Giuseppe Parroncini, nei cui confonti sarebbe stato ipotizzato il reato di peculato.

Tra l'altro le fiamme gialle stanno verificando altri aspetti collegati all'utilizzo dei fondi del gruppo Pd e non solo. Ad esempio, i telefonini cellulari e gli iPad  messi a disposizione dei consiglieri e dei loro collaboratori, a fine mandato, sono stati restituiti o sono ancora in possesso di chi li aveva avuti in dotazione? Verifiche sarebbero in corso anche su altri benefit che avrebbero dovuto cessare con la fine dell'incarico.

I nomi indicati nell'informativa sono 14: Esterino Montino, capogruppo Pd dal 2010 al 2012, gli ex consiglieri regionali Enzo Foschi, attuale caposegreteria del sindaco di Roma Ignazio Marino, Parroncini, l'ex tesoriere del gruppo Mario Perilli, (già stato iscritto nel registro degli indagati della prucura di Rieti) e 10 tra imprenditori e commercianti, molti dei quali residenti in provincia di Rieti.




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