ANNO 25 n° 79
Soprintendenza, le mosse per crederci
Viterbo punta ad avere la sede. Decisivo il parere del ministero competente
30/06/2014 - 11:33

VITERBO – “Razionalizzare e garantire più efficienza”. Sono queste le motivazioni con cui il ministro dei Beni artistici e culturali Dario Franceschini ha spiegato l’approvazione da parte del Consiglio dei ministri, il 30 aprile scorso, del pacchetto di riforme per la Pubblica amministrazione, tra cui il piano di ristrutturazione delle Soprintendenze archeologiche. Una questione che tocca da vicino anche Viterbo, e in particolare le sue ambizioni di poter ospitare – in un futuro prossimo, si spera – la Soprintendenza dell’Etruria meridionale.

Già, perché dopo l’approvazione del Governo, ora le varie Sovrintendenze italiane sono chiamate a ripensare il loro ruolo, sia operativo che logistico, in nome della spending review certo, ma anche per cercare di assecondare le esigenze dei cittadini, di una società e di un’economia in evoluzione. Così, mentre da molte parti si stanno preparando all’accorpamento (è il caso della fusione tra Soprintendenza dell’Abruzzo e Molise, o quella tra Puglia e Basilicata), nella città dei papi si torna a sperare che in questo tourbillon possa tornare in ballo la vecchia, cara, ipotesi di ottenere la sede della Soprintendenza dell’Etruria meridionale.

Già, perché per la prima volta se ne parlò nel 1994, col senatore calabrese Aldo De Matteo della Democrazia cristiana, che per primo si attivò in questo senso. Non ci riuscì, forse perché cadde il Governo, o forse perché si dovette scontrare contro il muro di gomma della burocrazia e della casta romana. Da allora, altri tentativi in ordine sparso (l’ultimo con il secondo Governo Prodi) ma nulla da fare. La Soprintendenza è rimasta a Roma, nella splendida sede di Villa Giulia, insieme ad uno dei musei etruschi più famosi del mondo, che contiene anche molti reperti provenienti proprio dalla provincia di Viterbo. A Roma, dove però non ha competenza: assurdo, ma è così.

Ora dunque si ritenta, nella speranza che la riforma renziana possa riaprire qualche spiraglio. A Palazzo dei priori l’idea stuzzica non poco, sia per il prestigio che può arrivare alla città di Viterbo (città d’arte e di cultura finalmente anche di fatto) sia per i risvolti accademici, turistici e museali del caso. Lo aveva detto lo stesso Franceschini, a fine aprile: “Lavoriamo per una gestione manageriale nei grandi poli museali, che affianchi le competenze scientifiche: sarebbe un altro importante passo per la valorizzazione del nostro patrimonio culturale”. Dunque: Soprintendenza, con tutte le sue professionalità e come centro d’attrazione degli studiosi internazionali, con scavi a due passi (da Norchia a Tarquinia, da Castel d’Asso a Cerveteri), più museo, con quello della Rocca Albornoz che potrebbe essere “rinforzato” da reperti provenienti sia dal museo Civico, sia magari “restituiti” da Villa Giulia.

E il Comune? Il Comune è pronto a muoversi: lo ha confermato l’assessore Delli Iaconi, lo ha messo nero su bianco – con un ordine del giorno in discussione nei prossimi consigli – il consigliere Marco Ciorba.Uno che sul trasferimento della Soprintendenza sta lavorando da oltre un anno, in maniera convinta: “Che si tratti della vecchia Soprintendenza dell’Etruria meridionale, o di una nuova realtà che includa anche la vecchia struttura dell’Umbria, cambia poco”, ha detto mercoledì scorso lo stesso Ciorba a Viterbonews24.

Già, perché qui entra in ballo un’altra faccenda, il possibile accorpamento delle due Soprintendenze (Etruria meridionale e Umbria) proprio secondo la riforma in arrivo. A quel punto ci sarebbe da battere la concorrenza di Perugia, che è capoluogo di Regione e che può contare su argomenti validi come quelli viterbesi, se non di più. Dalla parte viterbese, comunque, in attesa che ci si schieri la politica (il ministro Franceschini, rimasto affascinato dalla città, dalla sua storia, dalle sue ambizioni), c’è per ora la geografia, visto che Viterbo sarebbe meno decentrata di Perugia, con una posizione meno scomoda e più strategica rispetto al territorio sul quale avrebbe sovranità. Non resta che attendere, e confidare nelle capacità degli amministratori locali a vendere bene il marchio della Tuscia. Anzi, dell’Etruria meridionale.




Facebook Twitter Rss