ANNO 25 n° 89
Rsa, un altro welfare è possibile
Viaggio tra i comuni virtuosi della provincia che pagano le rette assistenziali
Tarquinia, Tuscania e Caprarola tra gli esempi migliori del territorio
19/11/2015 - 10:52

VITERBO – ''E io pago'' avrebbe detto Totò. Ma anche dalle nostre parti, senza per forza scomodare il principe De Curtis, è possibile trovare esempi di amministrazioni solventi che non si tirano indietro quando c'è da sborsare risorse per erogare servizi essenziali. Nella fattispecie, se parliamo di residenze sanitarie assistenziali, il riferimento è ai servizi sanitari e sociali. Quelli per cui essere in regola con i pagamenti diventa quasi più un dovere etico che un affare meramente amministrativo.

 

Dopo i ricorsi al Consiglio di Stato da parte dell'associazione Aforsat contro il Comune di Viterbo, che di contribuire al pagamento delle rette Rsa proprio non ne vuole sapere, e sulla scia di quando accaduto a Sutri, dove il sindaco Guido Cianti ha annunciato il ritiro di un'altra contestata delibera, se si ampia il raggio di osservazione e si fa un giro per le amministrazioni locali della Tuscia, si possono trovare diversi modelli positivi di politiche sociali che funzionano e non danno adito a contestazioni da parte degli utenti.

 

Tra gli esempi virtuosi di amministrazioni comunali che sono in regola con la partecipazione al pagamento alle strutture sanitarie delle rette per pazienti con redditi inferiori ai 13mila euro, spicca Tarquinia, secondo comune della provincia dopo il capoluogo per numero di abitanti. ''Sulle Rsa c'è poco da dire – spiega il primo cittadino del centro tirrenico e presidente della Provincia, Mauro Mazzola -, io se devo pagare pago. Non è che ci sono alternative alle prescrizioni di legge: prevedo la spesa in bilancio, stanzio i fondi e pago. Io a casa mia se devo fare una spesa penso prima a se ho i soldi per farla, li metto da parte e poi pago. Non ci si inventa niente''. Ragionamento che non fa una piega. ''Garantiamo l'assistenza anche se la Regione ha tagliato i fondi – continua con la franchezza che lo contraddistingue il sindaco di Tarquinia -, procediamo con gli anticipi di cassa e poi rendicontiamo le spese. La prevediamo in bilancio l'uscita per gli anziani e i malati con redditi sotto le soglie minime, altrimenti l'alternativa qual è? Che questa gente finisca in mezzo a una strada? Mica lo posso permettere!''. Mazzola si chiede, pertanto, come riescano altri comuni (leggi: Viterbo) a non fare altrettanto. ''Mi chiedo davvero come facciano a non pagare – domanda -, mi domando come ragionieri capo, dirigenti e segretari generali delle amministrazioni che non versano le quote previste possano avallare certi atteggiamenti amministrativi. A Tarquinia noi tagliamo altrove, ma i servizi assistenziali non li neghiamo a nessuno, soprattutto a chi è anziano, malato e in difficoltà. Basti pensare, per esempio, che la spesa per le assistenti di sostegno nelle scuole è aumentata da 105mila a 160mila euro e noi vi abbiamo fatto fronte lo stesso senza batter ciglio. Per le Rsa il ragionamento è lo stesso''.

 

Tarquinia è un comune grande, si dirà, con maggiori spese ma anche con entrate superiori. Ma nel Viterbese ci sono anche realtà più piccole che, osservando le leggi regionali in materia, pagano quanto spetta loro per le rette Rsa. E' il caso di Tuscania e Caprarola, per esempio. ''La spesa per i ricoverati con redditi inferiori a 13mila euro per noi ammonta a circa 70mila euro – dice Fabio Bartolacci, sindaco di Tuscania -, dato che la maggior parte dei pazienti supera la soglia minima e non è a carico del Comune. Noi le fatture precedenti le abbiamo pagate tutte, anche se dovremo procedere adesso alla verifica delle singole posizioni a seguito anche del problema creatosi con il nuovo Isee. Per il momento non abbiamo messo mano al discorso Rsa, abbiamo saldato quello che dovevamo, ma le entrate sono sempre minori e per il 2016 vedremo come poter fare. Speriamo in un intervento della Regione Lazio''.

 

''Noi ci atteniamo alle leggi, paghiamo quello che prevedono le norme, né un euro di più né uno di meno – riferisce Eugenio Stelliferi, sindaco di Caprarola -. E' una questione di scelte, se procedi con le anticipazioni di cassa, come noi, poi sai che dovrai pagare gli interessi passivi. E' una responsabilità precisa che si assume il Comune quando ci sono urgenze da affrontare''. Per Stelliferi è una questione di priorità. ''E' una scelta precisa quella di non far mancare il sostegno a chi sta male – conclude -. Certo, anche le opere pubbliche pure sono importanti, ma in una scala di priorità interventi per il sociale e per i servizi sanitari a Caprarola vengono prima. Forse sarà che abbiamo in questo campo una sensibilità più sviluppata per la presenza in paese di una casa famiglia per ragazzi speciali, magari altrove esperienze di questo tipo mancano e l’attenzione in questo campo tarda a manifestarsi''. Un’altra concezione del welfare, quindi, un welfare attento più ai bisogni che ai bilanci, anche nella Tuscia è possibile.




Facebook Twitter Rss