ANNO 25 n° 88
Rapirono e mutilarono un uomo a Sutri
Rinviati a giudizio tre spacciatori romani
È successo nel 2009: la loro vittima era un narcotrafficante sudamericano
01/10/2015 - 11:44

SUTRI - Una storia che sembra uscita dal copione di un film di Quentin Tarantino, fatta di droga, soldi, rapimenti e mutilazioni. Dopo anni di indagini, interrogatori e approfondimenti, gli inquirenti hanno alzato il velo su una losca vicenda andata in scena nel 2009 tra Roma, il Sudamerica e la Tuscia e che ha portato, oggi, al rinvio a giudizio di Massimiliano Gambacurta, Roberto Crocianelli ed Enzo Salvatori, membri di una banda romana dedita allo spaccio di cocaina.

 

Tutto ha inizio più di sei anni fa quando il trio, tutti uomini di età compresa tra i 40 e i 55 anni, decide di mettersi in affari con un importante cartello della droga sudamericana. Un traffico che passava attraverso i voli Alitalia dove la preziosa polvere bianca veniva nascosta all'interno di vassoi portavivande e ritirata, all'arrivo in Italia, dall'addetto di una ditta di catering.

 

Il gruppo di romani, capeggiato da un quarto uomo, Fabio Albini, aveva addirittura ricevuto dai ''colleghi'' d'Oltreoceano un fax dettagliato con lo schema di un carrello e le istruzioni su come montarlo. Nel 2009, però, qualcosa va storto: due carichi di cocaina vengono infatti intercettati e bloccati dalle forze dell'ordine.

 

Il rapporto tra le due bande si deteriora e i capitolini si infuriano perché le consegne, a fronte di oltre 300 mila euro già versati, si interrompono. In Italia arriva così Luis Alberto Marulanda, intermediario del cartello colombiano giunto per tentare di calmare le acque e risanare i rapporti.

 

Sarà lui, invece, a rimetterci più di tutti: Gambacurta e compagni lo rapiscono e lo imprigionano in un casale a Sutri, di proprietà di Albini. Un tentavio estremo di mettere pressione ai sudamericani, ai quali viene chiesto di consegnare la cocaina pattuita in cambio della liberazione del loro uomo.

 

Per far capire che non scherzano, i romani arrivano addirittura a mozzare un dito della mano sinistra alla vittima. I telefoni del gruppo, però, sono già sotto controllo, gli agenti capiscono che c'è il rischio che la situazione degeneri e decidono di intervenire. Al momento del loro arrivo, Marulanda non c'è più: la banda lo aveva liberato poco prima sentendo puzza di bruciato, facendolo fuggire da un'uscita sul retro dell'abitazione nel viterbese.

 

Sarà arrestato successivamente a Panama, dove collaborerà con la polizia fornendo indizi importanti sui suoi sequestratori. Il cerchio si è ora chiuso con le richieste di rinvio a giudizio per i membri dell'organizzazione (altri, nel frattempo, sono già finiti in manette). Uomini pronti a tutto, persino a sfidare i potenti narcotrafficanti colombiani pur di far valere le proprie ragioni. Spavaldo, uno degli arrestati spiegava in una conversazione intercettata: ''Se dobbiamo morire, moriamo''.




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