ANNO 25 n° 115
Precari, affondo di Fabbrini contro Meroi
''A dicembre c'erano i fondi per tenerli ancora in servizio e invece...''
09/07/2015 - 10:44

VITERBO – ''E’ mancata la volontà politica''. Aldo Fabbrini, consigliere provinciale del Pd, torna sulla vicenda dei precari in Provincia per rimproverare il comportamento della Giunta Meroi. La notizia si può sintetizzare in poche battute: non ci sono le condizioni tecniche e giuridiche per far rientrare in servizio, sia pure per pochi mesi, quei 46 ex dipendenti. La motivazione risiede nel fatto che al 31 dicembre scorso il loro contratto di lavoro è finito e quindi non può essere riaperto sotto qualsiasi forma, anche se nel frattempo la Regione ha reperito i fondi per dare qualche mese di sollievo a quelle 46 famiglie.

 

''Il problema è che i fondi – sostiene Fabbrini – erano stati trovati anche alla fine dell’anno scorso e questo avrebbe permesso di tenere in servizio ancora per qualche settimana quelle persone. Con la conseguenza che oggi si sarebbe potuto trovare l’appiglio burocratico giusto per riportarli in provincia con contratti a tempo determinato. Io credo che, pur con il massimo rispetto per il presidente Meroi che è persona seria e corretta, sia mancato a quel tempo il coraggio e soprattutto la volontà politica per compiere quel passo''.

 

'Ci sono rimasto molto male – continua l’esponente Pd – e ho compreso anche l’amarezza di quanti, come i miei ex colleghi Palozzi e Grattarola, si sono battuti con passione per trovare la soluzione. Io credo che allora gli spazi c’erano, oggi purtroppo non più''.

 

Peraltro la situazione nell’ente di via Saffi (come in molte altre Province italiane) è ormai al limite del default, perché pur avendo perso tempo diverse competenze, mancano le risorse necessarie per mandare avanti ciò che è rimasto in carico alle Province (viabilità, ambiente, edilizia scolastica, mobilità) e per di più alcune funzioni trasferite alle Regioni continuano ad essere gestite come in passato, ma con i fondi ormai esauriti. Il tutto si traduce in un grido di allarme lanciato dal presidente Mazzola insieme a molti altri colleghi del Centro Italia. “Sono a rischio – dicono in coro – servizi essenziali per i cittadini”. Con un’aggiunta non da poco: l’impossibilità a chiudere il bilancio. Ma questo sarebbe il male minore di fronte al dramma che stanno vivendo quelle 46 persone e le rispettive famiglie. Il discorso per ora è chiuso, eventualmente potrà riaprirsi in tribunale visto che sembra certa la possibilità che qualcuno decida di rivolgersi alla magistratura per ottenere giustizia.




Facebook Twitter Rss