ANNO 25 n° 111
'Ndrangheta, 10 anni ad Alberto Corso
Assolto il fratello maggiore Augusto, accusato di riciclaggio di denaro sporco
05/10/2015 - 10:06

VITERBO – Dieci anni di reclusione per partecipazione ad associazione di tipo mafioso: questa la pena inflitta dal tribunale di Reggio Calabria ad Alberto Corso, l’imprenditore di quarantuno anni originario di Canepina ma residente a Vallerano, arrestato nell’ambito dell’operazione El Dorado insieme al fratello Augusto. Quest’ultimo, accusato solo di riciclaggio di denaro, è stato invece assolto.

 

I Corso furono arrestati all’alba del 6 maggio 2013 nell’ambito dell’operazione El Dorado, condotta dai carabinieri del comando provinciale di Viterbo in collaborazione con i colleghi di Reggio Calabria. Fu l’epilogo di un’indagine complessa, coordinata dalla direzione distrettuale antimafia calabrese, finalizzata a smantellare un vasto giro di denaro sporco che da Condofuri sarebbe arrivato nel Viterbese, in particolare a Graffignano e a Canepina, dove ha sede l’azienda dei Corso, per essere riciclato e rispedito al mittente ''pulito''. Seicentomila euro in tutto che al netto del compenso spettante ai “lavatori”, veniva rispedito al mittente a rate mensili di 7.500, più un “bonus” di 50mila euro a ogni operazione.

 

A Graffignano, il referente della ‘ndrangheta sarebbe stato Domenico Nucera, quarantatré anni, da qualche tempo residente in provincia di Viterbo, titolare di alcune aziende di autotrasporto e movimento terra. A Canepina, invece, sarebbero stati i fratelli Corsi, in particolare Alberto che, stando all’accusa, sarebbe stato formalmente affiliato alla ‘ndrina di Gallicianò (frazione di Condofuri) il cui capobastone è Antonio Nucera, cinquantanove anni, anch’egli arrestato nella medesima operazione.

 

A mettere in contatto Alberto Corso con il boss sarebbe stato Domenico Nucera. Quest’ultimo avrebbe conosciuto i fratelli di Canepina alcuni anni prima, quando una sua ditta fu incaricata di eseguire lo sbancamento per la realizzazione del capannone della Ortofrutticola Cimina, l’azienda dei Corso.

 

Poi iniziarono le difficoltà economiche che, a causa delle crisi, si andarono acuendo di mese in mese, tanto che i Corso decisero di rivolgersi all'amico Domenico Nucera per un aiuto. Quest’ultimo, a sua volta, li avrebbe accreditati al boss Antonio Nucera. E’ così che la loro azienda sarebbe diventata una delle “lavanderie” del denaro sporco della ‘ndrina di Gallicianò. Almeno secondo l’ipotesi accusatoria.

 

Dall’inchiesta El Dorato sono scaturiti due processi: il primo, celebrato con il rito abbreviato si è concluso con la condanna di dieci dei diciassette indagati, con pene che vanno dai sei a dieci anni di reclusione. Erano tutti accusati di partecipazione ad associazione di tipo mafioso. Assolti invece i sette accusati di riciclaggio de denaro. Il sostituto procuratore antimafia Antonio De Bernardo aveva chiesto quindici condanne, per oltre cento anni di reclusione, e due assoluzioni.

 

Il legale di Alberto Corso ha annunciato che ricorrerà in appello contro la condanna che ritiene troppo pesante.




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