ANNO 25 n° 88
Minuto di silenzio sporcato e tradito
Al Cus due ragazze non hanno neppure sentito il dovere di alzarsi in piedi, al contrario di tutti gli altri, durante il raccoglimento per Luca Graziosi
01/03/2015 - 10:35

VITERBO – Ci sono regole (per carità, non scritte) che non possono non essere rispettate poiché attengono all’educazione, al rispetto, alla civiltà, alla sensibilità. E quando vengono ignorate (per ignoranza o per qualunque altro motivo) lasciano l’amaro in bocca, per non dire altro…

 

L’altra sera, presso l’impianto del Cus al Riello, era in programma la partita di calcio a 5 maschile di serie D tra Pianoscarano e Tuscia Foglianese. Come si ricorderà, in settimana la Federcalcio provinciale aveva disposto che in tutte le gare in programma durante il week end fosse osservato un minuto di raccoglimento in memoria di Luca Graziosi, il sedicenne scomparso nella notte tra domenica e lunedì a causa probabilmente di una meningite fulminante. Una morte che aveva lasciato il segno nell’intero mondo calcistico della Tuscia, suscitando unanime cordoglio..

 

Poco prima dell’inizio del match le squadre si sono disposte al centro del campo a semicerchio. E già il fatto che i giocatori non avessero occupato le consuete posizioni di gioco avrebbe dovuto far riflettere sul fatto che si stava facendo qualcosa di diverso. Ma riflettere è termine decisamente improprio perché presuppone una certa capacità di elaborare pensieri e di agire di conseguenza… Al fischio dell’arbitro, che comandava appunto l’inizio del minuto di raccoglimento, i giocatori, i tecnici, gli accompagnatori in panchina sono scattati in piedi. Così come ha fatto il pubblico presente in tribuna. In piedi e in silenzio. Solo due ragazze sono rimaste comodamente sedute per fatti loro: una ha continuato a smanettare col cellulare, l’altra è rimasta con lo sguardo perduto nel vuoto e comunque in tutt’altre faccende affaccendata. E quando l’arbitro ha fischiato la fine di quel minuto, è scattato l’applauso spontaneo dei presenti, non accompagnato evidentemente da quello delle due signore che hanno continuato nei loro improrogabili impegni.

 

Una vergogna, un’autentica vergogna. Non si tratta di dare una valutazione morale (ognuno risponde alla propria coscienza), ma di sottolineare un comportamento indegno e inutilmente oltraggioso verso la memoria di un giovane calciatore che calcava i campi della provincia con la maglia della formazione Allievi del suo paese natale, Castel S. Elia. Sarebbe bastato poco: semplicemente alzarsi in piedi. In quei sessanta secondi si può rivolgere un pensiero allo scomparso, magari si può pregare, ma si può rimanere in piedi continuando a pensare ai fatti propri. Non averlo fatto è un gesto vile che denota ignoranza e maleducazione. Non lo meritava Luca, così come non lo avrebbe meritato chiunque fosse stato ricordato con un minuto di raccoglimento. E non lo meritavano le centinaia di ragazzi e ragazze che, piangendo e applaudendo, hanno accompagnato quel giovane prematuramente scomparso nell’ultimo viaggio terreno. Magari le signore del Cus potevano imparare qualcosa se fossero state presenti a Castel Sant'Elia.




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