ANNO 25 n° 88
Medioera, un dibattito sull'arte di produrre immagini in movimento
E sabato spazio dedicato ai giovani
22/07/2011 - 17:07

Visioni digitali a Medioera. Giovedì sera a al festival di cultura digitale si è parlato del nuovo modo di fare di video e di come lo spettatore può esserne parte.

Chi fruisce l’opera è all’esterno del prodotto o in alcuni casi riesce a farne parte? Gli ospiti di Medioera hanno cercato di analizzare questo tema cercando di spiegare come è cambiata negli anni e come ancora sta cambiando l’arte di produrre immagini in movimento.

Vincenzo Bernabei parte dalla pellicola Avatar, uno degli ultimi capolavori cinematografici. “Il celebre regista James Cameron – dice Bernabei – ci propone una vera e propria metafora della vita e dell’essenza stessa dell’uomo. Ma in un modo nuovo. Il mondo di Avatar, infatti, sembra un videogioco e per quanto l’effetto in 3D immerga lo spettatore nella scena, c’è una sorta di realtà surreale che lo circonda”.

Il fruitore è quindi al centro dell’opera d’arte, ma ci sono casi in cui riesce addirittura ad intervenire nell’opera stessa. “Kara Walker – interviene Giulia Grechi – ha creato delle installazioni nelle quali delle ombre vengono proiettate sui muri di una stanza e l’osservatore rimane al centro. Immagini che all’inizio sembrano familiari poi mettono in scena azioni violente, truci e lo spettatore crede in alcuni casi di creare egli stesso quelle situazioni sconvolgenti. Come se stesse riproponendo le sue paure”.

Ma il video può diventare anche una sorta di documentario che racconta una realtà, a volte insolita, a volte banale, ma sganciata dal troppo “realismo” che il cinema ormai propone. “Ci sono modi di proporre una realtà locale – dice Pasquale Napolitano – che putano sugli aspetti minimi ai quali spesso non si dà peso, ma che parlano di vite normali e singolari allo stesso tempo”.

Infine c’è l’arte contemporanea raccontata dall’ultima ospite, Viviana Gravano. “Ci sono artisti che creano video che si basano sulla sensazione – spiega –. Che vogliono esprimere il dolore in quanto tale e si rivolgono allo spettatore. Quest’ultimo quindi non riesce più a capire se sentirsi “vittima” compatita per quella sofferenza o causa del dolore stesso”.

Il dibattito moderato da Alessandra Colucci ha quindi cercare di dare una nuova visione del fare arte tramite le immagini. Un’arte che vede lo spettatore sempre più al centro della scena e partecipe dell’opera in senso totale.

Gli incontri preseguiranno anche sabato sera, con una see di dibattiti dedicati ai giovani: alle 21, vedrà i ragazzi del gruppo DNA dell’accademia di Belle Arti 'Lorenzo da Viterbo', esibirsi in particolarissimi lavori di “Live graphic performance”: foto di Viterbo, illustrazioni e fumetti che saranno riconvertiti in 3D dai giovani coordinati dal professor Fabrizio Pinzaglia.

Seguirà alle 21,30 un dibattito sulla Fiction televisiva con Pietro Bevilacqua, Agostino Marotti, Marco Iannone, Pier Maria Cecchini e Guglielmo Ariè. Bevilacqua, un viterbese doc, che ha frequentato il corso autori presso il Centro europeo Toscolano (Cet) diretto dal maestro Mogol e collabora con l’Università di Perugia con la cattedra di Semiotica e a quella della di Viterbo con cattedra di Linguaggi audiovisivi, ha collaborato, sempre a Perugia, con la cattedra di teorie e tecniche del linguaggio Radiotelevisivo. Marotti è di Benevento, ha collaborato con le cattedre di teoria e tecniche del linguaggio radiotelevisivo e teoria e tecniche del linguaggio cinematografico nei corsi di laurea in scienze della Comunicazione dell’Università di Perugia ed ora sempre a Perugia, collabora con le cattedre di semiotica e semiotica del testo. Si occupa di intertestualità e narrazione televisiva.

Infine alle 22,30 i ragazzi di Univercity Viterbo in collaborazione con l'assessorato alla Gioventù della Provincia presenteranno “Indigeni digitali... nuove professionalità 2.0” soffermandosi su come sta cambiando il mondo dell'occupazione e di quanto le tecnologie posso essere sfruttate per creare lavori del futuro.

 

 

 

 




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