ANNO 25 n° 116
Benvenuti alla fiera dell'inutilità
Il grande mercato delle occasioni perse, tra cineserie e tritaverdure
07/09/2013 - 04:00

di Alessandra Pinna

VITERBO – Il Trasporto della Macchina di Santa Rosa è passato. Fiore del Cielo se ne sta sul sagrato della chiesa di Santa Rosa, a godersi - forse - gli ultimi sguardi dei viterbesi, gli ultimi flash delle loro macchine fotografiche, e le ultime preghiere dei devoti prima di essere smontata.

E con lei, grazie a Dio, è passata anche la ‘’tradizionale’’ fiera. Quella del 4 settembre, giorno di Santa Rosa. Quella che attira frotte di maniaci dell’acquisto, in cerca dell’ultimo modello di tritaverdure, pubblicizzato dall’immancabile venditore con microfono stile Ambra Angiolini ai tempi di ‘’Non è la Rai’’. Il tritatore compulsivo di carote e zucchine, per intenderci.

Tra le bancarelle della fiera di Santa Rosa, purtroppo, si può trovare di tutto: oggetti peruviani, flauti di legno, abiti ipercolorati di lana, piume, scacciapensieri indiani, elefanti di legno, incensi, porta incensi e cd, che spaziano da ‘’Regalami un sorriso’’ di Drupi a ‘’Hit Mania Dance 1993’’. Insomma, roba da veri intenditori.

Poi ci sono le bancarelle con borse e borsette di cuoio, di lana, di raffia, ecosostenibili, accessori per finti alternativi, quelli che arrivano col cane rigorosamente non di razza . Ma non passano inosservati i ‘’pallonari’’ incalliti, quelli con le maglie delle squadre di calcio – ovviamente tarocche - perché il campionato è appena iniziato, e se a calcetto con gli amici ti presenti con la maglia 2013/2014 sei più figo.

Un capitolo a parte meritano gli ambulanti napoletani. Loro sono i più folcloristici, con quel tono di voce capace di far perdere l’udito a chiunque, o di far venire un infarto a chi passeggia sovrappensiero. Sui loro banchi si è sempre trovato di tutto, ma quest’anno si sono specializzati nella biancheria intima: calze, calzini, canotte e mutande di discutibile gusto.

Le bancarelle dei cinesi sono un concentrato di elettronica: luci, radio, carica batterie per cellulari, penne usb, mouse e molti altri oggetti non identificati.

Poi si arriva ai libri. Qui ci si trova di fronte a una miniera d’oro. Bisogna scavare, ovvio, ma tra un ‘’Principe di ghiaccio’’ della collezione Harmony e ‘’I poteri della magia bianca’’, si può trovare a pochissimo prezzo anche un ‘’Fiori del male’’ di Charles Baudelaire.

Dulcis in fundo l’angolo dedicato ai prodotti alimentari: sui banchi, i fieri ambulanti sfoderano i prodotti tipici pugliesi, umbri e calabresi (ma non siamo a Viterbo?), paté di qualcosa, frutta disidratata, lupini (ma chi se li mangia?) e l’immancabile baccalà. Per carità è un’istituzione, ma se non lo vedi lo senti dall’odore.

Nota di merito invece per i porchettari, perché senza di loro non sarebbe il 4 settembre. Voto: 10 e lode.




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