ANNO 25 n° 110
In libreria due volumi dedicati all'opera del geniale falsario Annio da Viterbo
Sono stati scritti dal giovane studioso Jacopo Rubini e pubblicati da Sette Città
07/08/2014 - 15:20

VITERBO – A vederlo, con il viso incorniciato da due basettoni ottocenteschi che sono quasi una barba, l'abbigliamento casual e l'aria disinvolta, non verrebbe in mente a nessuno che Jacopo Rubini, 25 anni, una laurea in Filologia classica conseguita all'Università degli Studi di Roma La Sapienza, abbia già scritto due libri sul personaggio più controverso e sotto alcuni aspetti affascinante della storia locale: Annio da Viterbo. Il geniale falsario quattrocentesco autore di un'epopea cittadina, fasulla dalla prima all'ultima riga, che però non ha mai smesso di dominare la simbologia e, soprattutto negli ambienti popolari, la cultura locale. E nessuno immaginerebbe che ora sia immerso con tutte le sue forze nella stesura di un terzo libro, dedicato a un illustre, questa volta davvero, personaggio: Egidio da Viterbo (che in realtà dovrebbe chiamarsi Egidio da Canepina), umanista, filosofo e cardinale vissuto a cavallo tra il XV e il XVI secolo e che, per la sua grande sapienza, divenne superiore generale dell'ordine degli Agostiniani.

Rubini ha pubblicato per la casa editrice Sette Città il suo primo volume: ''Annio da Viterbo e il decretum desiderii – Storie e miti del libero comune viterbese''. ''Il lavoro – spiega – nasce dalla mia tesi universitaria in Lingua e letteratura latina medievale''.

Una passione, quella per gli studi classici, che Rubini ha scoperto a 15 anni. ''Frequentavo il quinto ginnasio – ricorda –, quando traducendo i testi in latino mi accorsi di avere una grande passione per la storia patria. Che ero affascinato dalle radici greco-romane della cultura italiana e degli italiani. Da qui la scoperta della Filologia classica''.

Già, ma com'era Rubini a quindici anni? ''Mia madre – racconta – mi diceva scherzando che ero un po' tetro, perché ascoltavo musica celtica, mi piacevano le tragedie e le commedie greco-romane e non ero appassionato di cinema e di televisione come i miei coetanei''. E non è che sia molto cambiato da allora. ''Ora ascolto rock – sottolinea -, ma di tanto in tanto torno alla celtica. Mi piacciono anche le musiche medievali e rinascimentali''.

Alla domanda perché abbia dedicato la sua tesi di laurea a Annio da Viterbo risponde: ''E' stato un caso. Mi fu consigliato dal professor Massimo Giuseppe Bonelli, in particolare il cosiddetto Decreto di Desiderio che, sebbene sia falso al 100 per cento, è forse l'opera più singolare della sterminata quanto fantasiosa opera di Annio''. 

Il secondo libro, ''Le questioni anniane – Viterbo tra realtà e finzione'', pubblicato ancora da Sette Città, è stata la ''naturale'' prosecuzione del primo. ''L'argomento trattato sono le Questiones, o meglio il diciassettesimo libro dell'immane opera delle Antiquitates, con il quale, in estrema sintesi, Annio pone Viterbo e l'Etruria al centro del mondo post-diluviano. Ho quindi deciso di rendere fruibile a tutti un testo dove si condensano non solo invenzioni e convinzioni di Annio, ma soprattutto un patrimonio di credenze civiche che si riverberano ancora oggi. Un esempio su tutti – conclude Rubini -, l'acronimo Faul, riprodotto in tutti gli stemmi comunali e perfino alla base della Macchina di santa Rosa, è un'invenzione anniana''.




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