ANNO 25 n° 111
E' Matteo De Rossi e non il Vignola l'autore della porta di Vignanello
La scoperta compiuta dall'ingegner Maurizio Grattarola negli archivi del Vaticano
17/06/2014 - 12:35

VIGNANELLO – Dopo tre secoli e mezzo si scopre la vera paternità di un’opera che fino ad oggi era stata attribuita al Vignola. A renderlo noto è Vincenzo Pacelli, ricercatore e studioso d’arte di Vignanello.

“Il centro storico settecentesco – spiega Pacelli - ha per ingresso ad occidente una splendida porta realizzata nel 1692. Per gli abitanti del luogo è da sempre l’arco del Molesino, dal nome del colle su cui sorge, ma da circa un secolo porta anche il nome di un famoso architetto vissuto, caso strano, oltre un secolo prima della sua realizzazione: Jacopo Barozzi da Vignola (1507-1573). Non si conosce la fonte di questa singolare attribuzione – prosegue lo studioso - ma sta di fatto che in più testi la porta in questione è identificata proprio come 'Porta del Vignola'; nessuno si è mai preso la briga di smentire questa attribuzione e si era anche ipotizzato che l’arco potesse essere stato realizzato su disegni del Vignola, magari da un suo allievo, ma nessun documento aveva mai comprovato questa pur plausibile possibilità”.

Ma, oggi, “grazie al certosino lavoro di ricerca di Maurizio Grattarola, ingegnere romano di origini vignanellesi che da diverso tempo va esaminando i numerosissimi faldoni del Fondo Ruspoli conservati nell’Archivio Segreto Vaticano relativi alla storia, arte e architettura di Vignanello, abbiamo un nome”, rivela Pacelli. “Si tratta dell’architetto romano Mattia De Rossi (1637-1695), allievo di Gian Lorenzo Bernini, che ha realizzato, fra le altre cose, Porta Portese e le mura gianicolensi per Urbano VIII a Roma, lavorando, insieme al Borromini, alla ristrutturazione dell’abbazia di San Martino al Cimino. Dopo la morte del suo maestro fu nominato architetto sovrintendente alla fabbrica di San Pietro e principe dell’Accademia di San Luca, proprio negli anni della costruzione della porta”.

Suo, quindi, sarebbe il disegno dell’arco di Vignanello, “che a voler esser precisi dovrebbe essere rinominato ‘Porta del De Rossi’”.

Pacelli, raggiunto telefonicamente, spiega che “a comprovarlo abbiamo una folta corrispondenza con cui il ministro del feudatario, oggi diremmo l’amministratore, Giovanni Grasselli, teneva aggiornato il conte Alessandro Marescotti Capizucchi, a cui il fratello cardinale Galeazzo aveva delegato la gestione del feudo, durante il corso dei lavori voluti dallo stesso Alessandro”.

La scoperta, tra l’altro, arriva proprio in concomitanza della prima apertura assoluta alle visite della loggia dell’arco, che avverrà nella notte di sabato 21 giugno, mentre nel borgo sottostante sarà in corso la preparazione della tradizionale infiorata per la festività del Corpus Domini. L’apertura è stata voluta ed organizzata dall’associazione I Connutti, che ha curato il ripristino dei gradini della scala a chiocciola presente all’interno dell’arco stesso, grazie al contributo economico della Classe Festeggiamenti Patronali 1970. Le visite proseguiranno anche nel corso della giornata di domenica 22 giugno, con la collaborazione dei gruppi partecipanti all’infiorata.

“Tutti invitati ad ammirare la visuale che si può godere dalla loggia della riscoperta Porta del De Rossi”, conclude Pacelli.




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