ANNO 25 n° 116
E adesso Gubbio vuole riabbracciare la Rete delle Macchine a spalla
Nel 2010 aveva snobbato il progetto tirandosi fuori per tentare la corsa solitaria
26/03/2014 - 10:06

di Alessandra Pinna

VITERBO - Nel 2006, con la firma del protocollo d'intesa, insieme alle città di Viterbo, Nola, Sassari e Palmi, aveva bussato alla porta con il sogno di ricevere il titolo di patrimonio immateriale dell'Unesco. Quattro anni dopo lo strappo con le quattro città per provare la corsa in solitaria e, infine, a tre mesi dall'importante riconoscimento della Rete delle Macchine a spalla, arrivato l'8 dicembre in Azerbaigian, il riavvicinamento.

Stiamo parlando della città di Gubbio, città dei Ceri, che per mano del commissario prefettizio Maria Luisa D'Alessandro chiede di riprendere il dialogo bruscamente interrotto con le città della Rete. La nota, sottoscritta dalla diocesi di Gubbio a firma del vescovo Mario Ceccobelli, dal presidente dell'Università dei muratori e scalpellini e arti congeneri Fabio Mariani, dal vicepresidente dell'associazione Maggio Eucubino Riccardo Farneti, dalle associazioni Famiglia dei Santubaldari con il presidente Ubaldo Minelli, Famiglia dei Ceraioli di San Giorgio con il presidente Vittorio Fiorucci, e Famiglia dei Santantoniari con Alfredo Minelli, é stato inviato alla coordinatrice della Rete delle grandi Macchine a spalla Patrizia Nardi. “La decisione della nostra città di uscire dalla Rete - recita la lettera - è stata frutto di singolare, quanto macroscopico equivoco, nonché dettata da disinformazione e/o disattenzione della Comunità, inconsapevolmente indotta verso un’ardita e velleitaria corsa in solitudine. Le ragioni e le motivazioni per le quali vi era stata da parte nostra convinta adesione e partecipazione all’originario e collegiale progetto - prosegue la lettera - permangono tutte, inalterate, pienamente integre, straordinariamente rafforzate dal significato della possibilità di riprendere un cammino di salvaguardia comune interrotto e dalla consapevolezza che la Festa dei Ceri, così come le feste della Rete espressione della più antica cultura della tradizione mediterranea meriti allo, stesso modo di diventare – come i Gigli di Nola, i Candelieri di Sassari, la Varia di Palmi e la Macchina di Santa Rosa di Viterbo Patrimonio dell’Umanità”.

La storia tra la città di Gubbio e l'Unesco inizia nel 2004, quando con una delibera il consiglio comunale decide di avviare i rapporti per candidare i ceri a patrimonio immateriale. Sette anni fa arriva la firma del protocollo d'intesa che unisce le città che rappresentano le feste delle Macchine a spalla in una Rete, dalla quale, però, nel 2010 Gubbio si tira fuori per tentare di correre da sola con il consenso di Comune, ceraioli e diocesi.

Nel frattempo Viterbo, Sassari, Nola e Palmi proseguono l'iter velocemente e senza intoppi arrivando alla candidatura. Non é così per la città umbra, che nel 2012 riceve il ''no'' dell'Unesco. Mentre i ceri di Gubbio dicono addio al prestigioso titolo, mentre il 6 dicembre dell'anno seguente, a Baku, capitale dell'Azerbaigian, la Rete delle Macchine a spalla diventa patrimonio immateriale. La delusione prende il sopravvento e la politica locale finisce sotto tiro per non essere riuscita a concretizzare la scelta di correre da soli.

Oggi, dopo la richiesta di riconciliazione con la Rete, per quale motivo le 4 città dovrebbero accettare l'ingresso di Gubbio nella rete? Perché solo adesso, a obiettivo centrato, la città umbra, parlando dell'uscita di scena del 2010, racconta di ''decisione frutto di un macroscopico equivoco''? Aver ricevuto il titolo di patrimonio Unesco non é stato un vezzo narcisistico, ma ha significato condividere con stima e rispetto le tradizioni di tutte e quattro le città della Rete, in un percorso lungo e difficile.




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