ANNO 25 n° 114
''Dimettermi? Non ci penso proprio''
Il sindaco Michelini replica all'opposizione: ''Lascio solo se non riesco
ad attuare il programma. La maggioranza? Ha torto chi c'era e chi non c'era
Ho votato la nomina dei revisori dei conti perché ci credo e non mi tiro indietro''
18/12/2015 - 10:52

VITERBO – Se la forza di un esercito si misura dai tempi di reazione (mobilitazione, schieramento, attacco), allora quella di Leonardo Michelini è un'Invincibile armata. Un'Armata magari un po' meno rossa dopo quello che è successo ieri in consiglio comunale, con la sinistra del Pd che gli ha giocato un brutto scherzetto mantenendo il numero legale e facendo asse con la minoranza, ma comunque un'armata pronta. Pronta a reagire alle accuse dell'opposizione, alle richieste di dimissioni, ai commenti sapidi. Se poi ci saranno dei risultati, be'. resta tutto da vedere.

 

Così, a venti minuti dalla fine della conferenza stampa dei Buzzi e dei Santucci e degli Ubertini, il sindaco convoca la stampa nella stessa stanza – quella delle riunioni di giunta, ormai una situation room in stile Pentagono – dove poco prima erano seduti, appunto, i suoi avversari. Insieme a Michelini, i fidatissimi assessori Barelli, Delli Iaconi e Saraconi. Lui, il padrone di casa, va come un treno: ''Dimettermi? Ma non scherziamo – dice – Non ci si può dimettere perché lo chiede l'opposizione, semmai qualora non si riesca a mantenere l'impegno preso coi cittadini. Io, meno di un mese fa, ho presentato il programma per la seconda parte di mandato, è stato approvato all'unanimità, quello è il mio riferimento, le cose che dobbiamo fare. Il resto sono soltanto parole. La richiesta di dimissioni la rispedisco al mittente, con tanti auguri''.

 

Però quello che è successo prima in aula resta. Mezzo Pd e quasi tutti i civici (tranne Maria Rita De Alexandris di Viva Viterbo) assenti. L'altra metà del Pd, profumo castagnoso di Panunzi, presente e che gioca di sponda con il centrodestra. E di conseguenza: la nomina del nuovo collegio dei revisori dei conti (tre professionisti, tra cui Lorenzo Ciorba, padre del presidente del consiglio Marco) bocciata in maniera anche clamorosa. Tutto questo mica si cancella. ''Ciò che è accaduto non mi mette certo paura – dice Michelini – La minoranza e una parte della maggioranza hanno cercato di mettere in difficoltà l'amministrazione su questa vicenda, e va bene. Ma come sindaco, come autorità, nel massimo rispetto del mio ruolo istituzionale, ho votato a favore, perché non mi tiro indietro, non mi faccio impaludare, non rispedisco al prefetto una pratica che, per legge, mi è stata demandata. Sono stato l'unico a votare a favore, e lo sapevo, ma sono rimasto in aula: ci ho messo la faccia, nel rispetto della fascia che indosso e della carica che mi è stata conferita con il voto dei cittadini''.

 

Onore all'uomo Michelini, e onore all'amministratore, ma come la mettiamo con tutti quei suoi consiglieri che non si sono neanche presentati in aula? Qualcuno era giustificato (per esempio Paolo Simoni, di Oltre le mura, alle prese con un piccolo intervento all'occhio programmato da tempo e che fa sapere che avrebbe votato ''senza problemi'' la nomina di Ciorba), altri, come Filippo Rossi o i neonati Moderati e riformisti, hanno rivendicato ''motivi politici dietro l'assenza''. E come la mettiamo, invece, con quelli della maggioranza che c'erano e che invece non si sono presi la responsabilità di votare come il loro sindaco? Michelini non fa sconti a nessuno: ''Il problema politico c'è, ciò che è successo in consiglio può essere un campanello d'allarme, un sintomo – dice il primo cittadino – Chi non c'era e chi c'era ma non ha approvato una pratica che aveva ricevuto i pareri favorevoli dei tecnici, ha egualmente torto, cambia poco. Di certo se le cose non si risolvono sono pronto a dimettermi, perché se la maggioranza resta spaccata non potrò mantenere il mio impegno, realizzare il mio programma. E torniamo al discorso di prima, quello sui fatti. Ma credo che già dal prossimo consiglio potremo vedere che le cose sono tornate al loro posto''.

 

Ci si rivede a gennaio allora, e saranno festività di trattative e diplomazie per ricomporre il quadro. Il Natale più bello lo passeranno Chicco Moltoni (la cui decadenza è stata rinviata a panettone digerito) e quelli che fanno la battaglia a favore del testamento biologico, approvato ieri in mezzo ad una giornata campale. Non se n'è accorto quasi nessuno, ma loro sì.




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