ANNO 25 n° 115
Denuncia Isde: ''Dearsenificatori
a rilento e screening mai avviati''
I medici: ''A due anni dalle drammatiche e preoccupanti conclusioni dello studio ancora inadeguati, incompleti ed insufficienti gli interventi a tutela della salute''
06/04/2014 - 20:15

VITERBO – L'emergenza sanitaria legata alla presenza dell'arsenico nelle acque della provincia di Viterbo permane. E i dati sono allarmanti, a dir poco.

A parlare chiaro, senza tanti giri di parole, e denunciare gli “inadeguati, incompleti ed insufficienti interventi a tutela della salute delle popolazioni dell'Alto Lazio” è l'Associazione italiana medici per l'ambiente di Viterbo (Isde).

Premessa. “L'arsenico, la cui presenza non deve superare i 10 microgrammi per litro, è classificato dall'Agenzia internazionale di ricerca sul cancro – spiegano dall'Isde - come elemento cancerogeno certo di classe 1 e posto in diretta correlazione con molte patologie oncologiche e in particolare con il tumore di polmone, veschica, rene e cute; un'importante documentazione scientifica lo correla anche ai tumori del fegato e del colon. L’assunzione cronica di questo elemento tossico e cancerogeno, è indicata anche quale responsabile di patologie cardiovascolari; neurologiche; diabete di tipo 2; lesioni cutanee; disturbi respiratori; disturbi della sfera riproduttiva e malattie ematologiche.

Nella Tuscia, in particolare, due sono la gravissime mancanze: la lentezza con cui procedono i cantieri finalizzati alla dearsenizzazione, e la denuncia di come alle indagine epidemiologiche condotte sulla popolazione non sia stato dato seguito a screening sanitari sulla popolazione più sensibile al pericolo. I bambini prima di tutto. Rispetto agli interventi per la potabilizzazione incombe tra l'altro la data del 31 dicembre 2014 per la conclusione della cosiddetta ‘fase II’ (24 milioni di euro il costo complessivo degli appalti da ultimare nelle aree con concentrazione di arsenico tra 10 e 20 microgrammi) che prevede l’ultimazione di 27 interventi che riguardano 17 comuni, compreso il capoluogo Viterbo. Dal cronoprogramma aggiornato a marzo 2014, emerge che quattro cantieri non sono stai ancora consegnati, mentre quelli avviati per la maggior parte si trovano al 30% dello stato di attuazione. Per il montaggio delle apparecchiature e l’immissione in rete di acqua pulita ci vorranno ancora mesi. 

Spiegano i medici dell'Isde: “Il 20 ottobre di due anni fa, presso la sede dell’Ordine dei Medici di Viterbo, la dottoressa Antonella Litta, referente dell’Associazione italiana medici per l’ambiente e il dottor Luciano Sordini, segretario della Federazione Italiana Medici di Medicina Generale - sezione di Viterbo, presentavano i dati rilevanti e preoccupanti dello studio su mortalità e malattie correlate all’esposizione cronica all’arsenico nei cittadini residenti in tutti i comuni interessati della Provincia di Viterbo. Questo studio documentava una situazione sanitaria estremamente grave e preoccupante in particolare nell’Alto Lazio, riportando a pagina 42: “l’indagine evidenzia eccessi di incidenza e mortalità nei Comuni con livelli stimati per il periodo 2005-2010 per patologie associabili ad esposizione ad arsenico (tumori del polmone e della vescica, ipertensione, patologie ischemiche, patologie respiratorie, diabete)”''. 

E aggiungono i medici: ''A pagina 8: “I risultati dell’indagine evidenziano alcuni eccessi di mortalità, di prevalenza e di incidenza, per patologie per le quali è stata già evidenziata nella letteratura internazionale un’associazione con esposizione ad Arsenico (gruppo di comuni a maggior esposizione nella provincia di Viterbo: Caprarola, Castel Sant’Elia, Civita Castellana, Fabrica di Roma, Carbognano, Capranica, Nepi, Ronciglione) e nei comuni esposti della provincia di Latina. A due anni di distanza dalla conclusione di questo studio al quale si sono successivamente aggiunti anche i risultati della ricerca “Arsenico urinario speciato quale biomarcatore dell’esposizione alimentare all’arsenico inorganico in popolazioni residenti in aree ricche di arsenico nel Lazio”, realizzata dall’ Istituto superiore di Sanità,che confermano la contaminazione da arsenico anche attraverso gli alimenti, l’Associazione italiana medici per l’ambiente di Viterbo deve purtroppo continuare a denunciare l’inadeguatezza, l’incompletezza e l’insufficienza di interventi risolutivi a tutela della salute delle popolazioni dell’Alto Lazio''. 

L’Isde di Viterbo “pertanto torna a chiedere che si avviino subito programmi di prevenzione, con screening gratuiti, relativi alle patologie correlate all’esposizione cronica all’arsenico e al fluoro ed evidenziate dal succitato lavoro di ricerca, studi di tipo osservazionale dello stato di salute delle popolazioni e in particolare dello stato di salute dei bambini, anche per i noti effetti tossici e cancerogeni dell’arsenico sullo sviluppo neurocerebrale fetale e pediatrico”.




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