ANNO 25 n° 88
“Così sta morendo Forza Italia”
Viaggio insieme a Giulio Marini dentro un partito in dissolvimento
15/04/2015 - 09:56

Consigliere Giulio Marini, alla fine il centrodestra si è diviso.

 “E’ la verità e non capisco perché”.

 Che idea si è fatto?

 “I fatti dicono che Battistoni è stato coinvolto sin dal primo momento. Lui aveva indicato Camilli come candidato alla presidenza della Provincia. Ma il sindaco di Grotte di Castro ha declinato l’invito. Dov’è allora il problema?”.

Lo dica lei.

“E’ un bisogno di distinzione che nasce, secondo me, da due esigenze. La prima è quella di voler continuare a coltivare il proprio orticello”.

La seconda?

“Ragioni di vicinanza ad esponenti di altri partiti”.

Non è un’accusa da poco nei confronti di uno dei vice coordinatori regionali di Forza Italia…

“Conviene rileggersi la sprezzante risposta ad Aracri: lì c’è la summa di una concezione politica che personalmente non condivido”.

Ma nelle alte sfere che ne pensano?

“Hanno così tanti problemi a livello nazionale che certo non stanno pensando alla situazione di Viterbo e a quella di Battistoni”.

Probabilmente ci vorrebbero i congressi per fare chiarezza.

“Lo pensavo anche io, ma comincio ad avere molti dubbi”.

Sono pur sempre ineludibili momenti della dialettica interna di un partito: chi vince comanda e detta la linea.

“La logica dice questo. La realtà dice ben altro”.

E che dice la realtà?

“Che Forza Italia è ormai diventato un insieme di potentati, in cui ognuno pensa a perpetuare il suo potere”.

Di strada se ne fa poca così.

“Infatti. E purtroppo penso anche che il presidente Berlusconi non abbia più tanta voglia di metterci le mani”.

In che senso?

“Lui ha sempre attuato la strategia del rilancio continuo. Oggi non è più così: si vuole persino liberare del Milan…”.

Allora come si esce da questo pantano?

“Penso che dopo le Regionali, Berlusconi prenderà una decisione definitiva: terrà in piedi la struttura, circondandosi del suo manipolo di fedelissimi. Insomma una ristretta cerchia oligarchica”.

Quindi?

“O ci si adegua o si va via”.

Che cosa pensa che succederà?

“Molti andranno via. L’esodo è già cominciato”.

Un epilogo assai poco glorioso.

“Cominciato quando si decise l’esenzione dell’Imu sulla prima casa. In quella votazione c’erano 70 assenti tra di noi e 4, compreso io, votammo contro. E’ stato l’inizio della fine”.

Perché è così drastico?

“Perché quel provvedimento è costato 24 miliardi di euro agli italiani, ha strangolato gli enti locali e ha messo in ginocchio un settore trainante dell’economia. Berlusconi si giustificò dicendo che doveva mantenere una promessa fatta al presidente della Repubblica. In realtà, era una scelta socialista, non da liberali quali noi siamo. Piaceva a Tremonti che, infatti, remava contro il governo”.

L’ex ministro Martino, uno degli azzurri della prima ora, ci è sempre andato pesante con Tremonti…

“Infatti. Ma così abbiamo perso il consenso delle partite Iva. E quindi i Comuni, le Province e le Regioni. E ci si meraviglia dei milioni di voti in meno alle politiche…”.

Si riferisce anche all’elezione del 2013 a Viterbo?

“Sì, anche se la mia sconfitta fu determinata da altri fattori: la caduta della Polverini, innanzitutto. E poi il taglio del 70% imposto da Monti ai trasferimenti agli enti locali. A maggio 2013 tutti e 9 i capoluoghi in cui si votava, passarono dal centrodestra al centrosinistra. Lo sapevo da gennaio e infatti dissi ai miei che il calice, sebbene amaro, andava bevuto sino alla fine”.

Ma non ha proprio nulla da rimproverarsi?

“Tanto, sinceramente. Ma non mi pento di aver fatto una scelta di coerenza e di aver compiuto un atto d’amore verso la mia città, anche quando lasciai la carica di parlamentare. Di una cosa però sono certo”.

Quale?

“Di essere rimasto sempre umile. Qualcuno, anche qui a Viterbo, lo ha dimenticato e si è montato un po’ troppo la capoccia. Con una piccola aggiunta”.

Cioè?

“Ero e resto credibile anche come consigliere di opposizione”.

Quindi?

“Quando vedo che l’attuale amministrazione comunale va avanti solo con i progetti impostati da noi… Sallupara, la scuola di Santa Barbara, Valle Faul: chi pensate che abbia impostato queste opere?”.

E’ il destino di chi viene dopo: raccoglie quanto è stato seminato prima.

“E’ vero. Il problema è per quelli che verranno dopo Michelini. Perché avranno molto poco da raccogliere…”.




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