ANNO 25 n° 116
Cinque risposte sulla crisi in Comune
Se ne può ancora uscire? E come? Che succede nel Pd? Quando si vota?
06/01/2016 - 10:53

VITERBO - La situazione politica nel capoluogo si è fatta piuttosto complessa. Cerchiamo di fornire qualche elemento su cui ragionare attraverso le risposte a cinque domande sull'attuale crisi del Comune di Viterbo, che di fatto riflette e si riflette in una situazione di scontro forte dentro al Pd.

 

1) A che punto è la crisi?

 

Siamo ancora alla fase informativa, diciamo. E riguarda il Partito democratico, finito sotto la lente del dirigente nazionale Riccardo Tramontana e del segretario regionale Fabio Melilli. I due sono venuti a Viterbo lunedì, hanno ascoltato i consiglieri comunali delle due correnti, e hanno preso atto della situazione. Dovranno sentire nei prossimi giorni anche il segretario provinciale Egidi e quello dell’Unione comunale Calcagnini. Poi forse, anche il sindaco, in chiusura di consultazioni e per rispetto istituzionale, benché Michelini non sia iscritto al Pd. Poi, come ha detto Melilli, la questione passerà agli organi di partito, direttamente nelle mani del vicepresidente Guerini. Che potrebbe mediare – qualora ci fossero ancora i margini – oppure dare l’estrema unzione all’avventura del centrosinistra al governo di Viterbo.

 

2) Come se ne esce?

 

Semplice: o si trova un accordo oppure si va tutti a casa. I sette consiglieri ribelli dicono di voler andare fino in fondo – usque ad finem – ma chissà che non si accontentino di un rimpasto in giunta. Magari con un ridimensionamento dei superassessori fioroniani Ricci e Ciambella (soprattutto Ciambella, che tra i sette non gode, diciamo, di grande popolarità) e una defenestrazione del transfuga Delli Iaconi. Praticamente, un azzeramento della giunta. Condizioni che però sembrano troppo onerose. Seconda ipotesi: si va avanti con un governo di scopo, a tempo determinato, con la data di scadenza, puntando su quattro o cinque punti chiave, cose da fare, per poi lasciarsi da buoni (si fa per dire) amici e affidarsi alle urne. Un tiriamo a campare che, come diceva il Divo Giulio, è sempre meglio di tirare le cuoia.

 

3) Quali sono le posizioni dei big?

 

Questo ''male di vivere'' dell’amministrazione Michelini affonda la propria radice nel Partito democratico, quel partito retto dai big o ''capicorrente'' che dir si voglia. Per cercare di capire qualcosa in più è quindi bene tenere a mente e cercare di leggere da vicino, magari rischiando di perdere qualche diottria, che atteggiamento stanno assumendo questi ultimi.

 

Beppe Fioroni, democrat dalla fondazione e amico stretto dei Moderati e Riformisti, veste i panni del ''toro scatenato''. Modello De Niro è sceso nell’arena e aperto a suon di pugni le gabbie ai tori, tanto che in città sembra di essere a Pamplona sotto San Firmino. Un solo comando: incornare tutto ciò che di rosso si muove. Hanno risposto all’appello, liberando una mitragliata di comunicati stampa, tanto i Moderati e Riformisti quanto i popolari Pd. Si è scatenato, per farla breve, l’intero partito di Fioroni. Il fine ultimo della battaglia è mettere all’angolo la parte sinistra del Pd, sperando di avere la benedizione di Renzi, che su questo tema, diciamo, è particolarmente sensibile.

 

A Enrico Panunzi va il titolo di ''attendista''. In questa crisi, del Comune e del partito, c’è ma non si vede. Dato come uomo in corsa per la costruzione di una propria candidatura alla Camera dei Deputati la strategia che riusciamo a vedere è quella del cinese sul fiume che attende. Prima o poi qualche corpo dovrà pur scendere, naturalmente lui spera che i corpi non siano sette. E’ un numero che porta male.

 

Chiude la terna Ugo Sposetti, alias ''l’uomo invisibile''. I bene informati dicono che dietro a quanto sta accadendo ci sarebbe lui in persona, lo storico baffo d’acciaio dei Ds. E se Fioroni ''spara'' sui comunisti, dicono sempre i bene informati, è perché alla fine vorrebbe puntare il mirino su Ugo e su ciò che rimane della sua famiglia politica. Viterbonews24 lo ha contattato telefonicamente per chiedergli la sua idea su tutto questo marasma ma in stile inglese si è limitato a quattro parole: ''Spiacente, non rilascio dichiarazioni''. I maligni sostengono che avrebbe fiutato l’area buona per mettere all’angolo l’amico-nemico di sempre Fioroni.

 

4) Che futuro per il Partito democratico?

 

Il nocciolo della crisi è tutto là dentro, dove sarebbe in atto un braccio di ferro. In sordina, nessuno infatti ne parla, si sta consumando il corpo a corpo per il tesseramento. Fioroni da una parte e tutte le altre anime del Pd dall’altra. Obiettivo? Battere l’ex ministro nel suo feudo: la città di Viterbo. Per questo sulla crisi in Comune si gioca anche una guerra fredda o regolamento di conti. Il conteggio delle colpe è pari: i ''serra-panunziani'' rei di voler buttar giù la prima amministrazione di centrosinistra, i ''fioroniani'' di coltivare in qualche modo la nascita di un nuovo partito fuori dal Pd: Moderati e Riformisti. Ai vertici romani l’ardua sentenza, ma il partito di Renzi è di fatto diventato un posto troppo stretto per tutti.

 

5) Che futuro per il Comune di Viterbo?

 

La situazione è fluida e ingarbugliata e un voto a primavera finirebbe per mandare in cocci proprio il Pd. Voci sempre più insistenti parlano di un Fioroni pronto a giocare l’estrema carta: la propria candidatura a sindaco. E lo stesso avrebbe commissionato dei sondaggi per scandagliare le intenzioni di voto dei concittadini. Ma sui sondaggi stanno ragionando in tanti, quelli nazionali sul Pd troneggiano in bella vista sulla scrivania del segretario provinciale Andrea Egidi. Esistono però, sebbene molto ristretti, spiragli di un proseguo dell’esperienza Michelini. Anche se in diversi hanno riscritto in rima il motto evangelico: ''E’ più facile che un cammello passi per la cruna di un ago che Michelini chiuda il mandato''.

 

Anche in area centrodestra le elezioni immediate non sembrano allettare molti e gli stessi ''dissidenti'' Pd appaiono preoccupati più del dopo che della caduta. Il destino di questa amministrazione rimane a oggi un geroglifico incomprensibile, la cui lettura definitiva è affidata agli Indiana Jones romani Fabio Melilli e Riccardo Tramontana.




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