ANNO 25 n° 89
Cartelli maccheronici, parola all'esperta
M. Jane Cryan: ''Che approssimazione''
La blogger irlandese, da anni residente nella Tuscia, si occupa di turismo
e afferma : ''Non basta conoscere bene la lingua per fare una buona traduzione''
16/12/2015 - 10:57

VITERBO - I nuovi cartelloni turistici finiti in questi giorni nell'occhio del ciclone saranno sostituiti e stavolta si tornerà all'origine: non più iscrizioni maccheroniche in inglese ma normalissime diciture informative nella cara, vecchia, lingua di Dante. Alea iacta est, avrebbe detto invece Caio Giulio Cesare, senza timore, lui, di venire male interpretato: il Comune fa dietrofront e sceglie di semplificarsi la vita e di riparare all'errore costato un polverone mediatico approdato persino sul Corriere della Sera. Un errore, infatti, probabilmente c'è stato, lo hanno certificato anche il sindaco Leonardo Michelini e l'assessore ai Lavori pubblici Alvaro Ricci, corsi subito ai ripari annunciando la rimozione della cartellonistica incriminata e la sostituzione con altri pannelli riveduti e corretti, scritti in italiano. Tutto ciò ''per lasciare inalterato il nome del monumento e/o del luogo - recita la nota del Comune di Viterbo - così come del resto si verifica in ogni città del mondo''. Sic est.

 

Senza voler entrare nella polemica sorta al riguardo in questi giorni, Viterbonews24 ha voluto fare un'analisi tecnica dell'accaduto, chiedendo il parere autorevole di una esperta del settore, di madrelingua inglese: Mary Jane Cryan, giornalista, ricercatrice, scrittrice e blogger di origine irlandese, trasferitasi nel 1965 in Italia, dove ha avuto una lunga carriera di insegnamento presso scuole e università internazionali. Vive a Vetralla da almeno due decenni, ha scritto numerosi libri sulla Tuscia e dal 2008 è enrichment speaker su navi da crociera di lusso.

 

''Ho letto dei totem con le diciture in inglese e sono contenta che mi abbiate cercato perché altrimenti vi avrei contattato io - dice -. Sinceramente mi chiedo a chi possa essere venuta in mente una cosa simile, sarebbe interessante conoscere nome e cognome della persona madre lingua che ha effettuato la traduzione. Quanto accaduto è la dimostrazione che spesso si fanno le cose velocemente, senza chiedere un consulto a chi magari le traduzioni invece in questo settore le fa da anni''. Come lei, che ha scritto centinaia di pubblicazioni sulle bellezze della Tuscia e ha redatto diverse guide sia in italiano che in inglese. ''Io quando faccio le traduzioni ci metto nome e cognome - continua -, se sbaglio ci metto la faccia. Il problema in queste cose è che ormai nessuno si assume più le proprie responsabilità, ma bisognerebbe prestare più attenzione: io quando scrivo in Italiano, le bozze dei miei libri le faccio sempre valutare prima dell'uscita da persone più qualificate di me, proprio per evitare errori. Un metodo che andrebbe utilizzato sempre e in ogni settore''.

 

''A Viterbo anni fa c'erano i pannelli informativi realizzati da Agostino Cecchini - ricorda con una punta di amarezza -, che erano ben fatti ma purtroppo sono finiti in rovina. Ora ci sono i totem con le traduzioni approssimative''. Totem che comunque il Comune cambierà, anche se la ditta che li ha realizzati si è appellata alla libertà e all'autonomia nella traduzione inglese, sostenendo che non esistano regole precise bensì solo prassi applicate a discrezione. 'Va bene, ma ci vogliono comunque più attenzione e maggiore buonsenso - spiega la Cryan -. Non basta conoscere la lingua, bisogna avere esperienza ed essere specialisti del settore: io che mi occupo di promozione turistica, mai mi sognerei di tradurre un testo di fisica nucleare! E lo stesso deve valere per chi si occupa di turismo. Mi dispiace notare tutta questa improvvisazione''. Una caratteristica, quest'ultima citata da Mary Jane Cryan, che secondo la blogger riguarda però un po' in generale tutto ciò che concerne il turismo nella Tuscia.

 

''C'è un buco istituzionale nelle politiche turistiche sul territorio - conclude - e per rendersene conto certe volte basta solo guardare i menù dei ristoranti. Chi come me si occupa di questo, va a fare promozione e a colmare simili vuoti, ma c'è rabbia per l'approssimazione e la mancata organizzazione che vediamo intorno’’.




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