ANNO 25 n° 110
Caccia ai 3 albanesi sfuggiti all'arresto
Ricerche a tappeto in tutt'Italia, c'è il sospetto che due siano fuggiti dall'Italia
Al via oggi gli interrogatori di garanzia dei 16 indagati per spaccio di cocaina
22/07/2015 - 10:33

VITERBO – Operazione Sbiff, è caccia aperta a tre albanesi sfuggiti all’arresto durante il blitz di domenica notte dove sono finite in manette dodici persone per concorso in spaccio di sostanze stupefacenti. In quattro erano riusciti a scappare, tutti cittadini di origine albanese. Uno degli spacciatori, però, è stato acciuffato ieri nella sua abitazione di Terni dai carabinieri di Viterbo insieme ai colleghi della compagnia di Perugia. All’appello ora mancano altri tre spacciatori.

 

Le ricerche da parte dei militari continuano a tamburo battente anche se, stando a quanto si è appreso, ci sarebbe il sospetto che due di loro abbiano già lasciato il Paese rendendosi quindi irreperibili. Il terzo, invece, sempre stando a quanto trapelato, avrebbe le ore contate.

 

Intanto oggi prendono il via gli interrogatori di garanzia dei sedici indagati davanti al gip Francesco Rigato. Dieci sono detenuti nel carcere viterbese di Mammagialla, sei agli arresti domiciliari.

 

L’operazione, denominata Sbiff dal nome utilizzato dagli spacciatori per indicare la richiesta di una dose di droga, ha visto gli uomini dell'Arma impegnati sui territori di Viterbo, Roma, Amelia, Perugia e Agropoli, ha portato allo smantellamento di un'organizzazione dedita allo spaccio di cocaina all'esterno dei locali notturni del viterbese, soprattutto night e discoteche. Dodici le persone arrestate nel blitz di domenica notte, sedici le ordinanze di custodia cautelare spiccate: si tratta di tredici cittadini di origine albanese, un rumeno e due italiani, Matteo Leporatti, imprenditore viterbese di 37 anni, Massimiliano Palmerini, medico di 42 anni che esercitava la professione a Terni. Per Leporatti sono scattati gli arresti domiciliari, per Palmerini il carcere. I due erano soliti incontrarsi di tanto in tanto con gli esponenti della banda per vendere loro cocaina. Al medico sono stati contestati episodi più specifici ecco perché per lui si sono aperte le porte del carcere. Palemerini metteva inoltre a disposizione della banda un casale nel Viterbese ce veniva usato per tagliare le dosi. Casale che poi è stato venduto dallo stesso medico.

 

Le indagini erano partite lo scorso luglio da un bar di Bagnaia, trasformato da tre fratelli albanesi nel centro operativo della banda. I tre, tra l'altro, erano stati protagonisti di episodi di minacce ed estorsioni a danno dei titolari del locale. Settanta i grammi di cocaina sequestrati, insieme a oltre duemila euro in contanti provenienti dall'attività illecita. Circa 30/35 persone sono state identificate e segnalate all'Ufficio Territoriale del Governo come assuntori.




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