ANNO 25 n° 111
Bisogna lasciare agli animi
più sensibili il diritto di scegliersi
>>>>>>>>>>>>> di Massimiliano Capo <<<<<<<<<<<<<
03/02/2014 - 09:25

di Massimiliano Capo

Tutto comincia da qui.

Ho letto una cosa scritta da Giulia e da allora non ho smesso di pensarci su.

E ora vorrei scrivere una cosa tipo, c’era una volta, e via andando con una principessa desiderosa di amore e un principe azzurro pronto ad accoglierla e ad amarla per sempre.

Insomma, una di quelle cose che vorrebbero assomigliare a una favola. Senza morale, ovviamente.

Ma temo di non esserne capace. Che i personaggi possano sfuggirmi di mano e la favola in questione diventare una cosa a metà tra un western e un porno.

Così mi rifugio in corner come un vecchio difensore di calcio e provo un’altra cosa.

Ricominciamo.

La cosa scritta da Giulia ruota tutta intorno al fidarsi: del proprio istinto, delle proprie sensazioni, del culo che ci governa, delle energie cosmiche che ci guidano.

E dal fidarsi al lasciarsi andare il passo è breve. Anzi brevissimo.

E allora la voglia e la certezza di non voler fare una cosa si trasforma nel suo esatto contrario.

E la determinazione razionalissima di evitare l’ennesimo errore della propria esistenza si trasforma esattamente nel suo opposto e quanto si era pensato di non dover faresi scopre poi alla fine che andava fatto, vissuto, condiviso, sudato, orgasmato in tutta la sua culosa bellezza.

Insomma, dettagli insignificanti a parte, è quello che facciamo più o meno ogni giorno quando prendiamo una decisione.

Soprattutto quando la nostra voglia di decidere e di scegliere per il meglio, il nostro meglio, hanno a che fare con il nostro desiderio di amare.

Di condividere con qualcuno un pezzo della nostra esistenza.

Di voler provare a metterci nelle mani di chi incontriamo, fidandoci: di uno sguardo, di un sorriso, di una parola. Assumendoci come sempre accade anche il rischio dell’errore.

Lo diceva anche il buon vecchio Saint Exupery che non si può vivere una primavera senza accettare il rischio dell’inverno.

Insomma il concetto è quello di sempre: dobbiamo metterci in gioco.

Ogni volta. Ogni volta che sentiamo crescere quella sensazione a cui è impossibile non dar seguito e cioè che un ciclo è finito e che dobbiamo ricominciare altrove.

Per esprimere compiutamente la nostra pienezza. Per raccontare della voglia incontenibile di espandere i confini della nostra coscienza.

Vale per tutto. E più di tutto per l’amore. Per le relazioni che ci impegnano l’anima fino in fondo.

Per le storie che ci travolgono con quella intensità che nessuna altra cosa al mondo ha.

E non ci sono cazzi. Quando quella voglia di cambiamento sale, quando la curiosità cresce, quando, semplicemente, energie della stessa specie si incrociano, non c’è nulla che possa fermarle.

E non vale nemmeno la pena di provarci.

Perché così è. Anche quando non vi pare.

Gli amori, le storie nascono così. E non sappiamo spiegarlo. Nemmeno se ci mettiamo lì a rifletterci. E a pensarci. Perché un amore comincia è uno dei misteri della nostra esistenza. Forse il più piacevole.

E poi alcune cose finiscono anche se ci sembra impossibile. E si sta male da cani. Ma finiscono. E non ci sono ragioni. E non ci sono motivazioni. Finiscono e basta.

E altre poi cominciano anche se ci sembrava ancora più impossibile che potessi di nuovo accadere.

E mentre ero lì a leggere e rileggere questa cosa di Giulia e a pensare a queste cosine, me ne è capitata un’altra davanti agli occhi di cosa. E questa suona più o meno così:bisogna lasciare agli animi più sensibili il diritto di scegliersi l’amore che vogliono vivere.

Ecco, avrei voluto scriverla io con la stessa forza e con la stessa certezza che io ci ho trovato leggendola.

Perché scegliersi l’amore che si vuol vivere è tutt’altro che facile.

È l’impegno di una vita. L’orizzonte della nostra esistenza.

Quello che ci spinge a cambiare dentro. Quello che ci porta a non saziarci mai fino in fondo.

Quello che libera le energia necessarie a guardare il mondo con gli occhi e il cuore aperti al nuovo.

Quello che ci fa essere curiosi e sorridenti anche quando qualcosa non c’è più.

Perché qualcosa poi alla fine ci sarà sempre se sapremo non chiuderci in noi stessi per paura e se sapremo mantenere il cuore aperto e il sorriso sereno.

La cosa di Giulia è questa: CLICCA QUI




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