ANNO 25 n° 89
Autopsia, oggi conferimento incarico
Prevista per questa mattina la nomina dell'equipe da parte del pm Petroselli
03/01/2014 - 04:00

VITERBO – Sul corpo senza vita restituito dal lago di Vico di Leonello Catalani non c'era alcun segno di violenza. Ad accertarlo, dopo una prima ispezione cadaverica esterna, è stato il medico legale che si è recato sul luogo del ritrovamento la mattina di Capodanno. 

A fare il rinvenimento sono stati alcuni passanti e, in particolare, alcuni componenti del Gruppo Photo Amateurs di Caprarola e da un graduato dell'Aviazione dell'Esercito in servizio a Viterbo. “Eravamo in procinto di esplorare una zona molto impervia per fotografare esemplari di uccelli acquatici presenti nel lago di Vico – spiegano – quando ci siamo imbattuti nel cadavere del professore. Abbiamo subito dato l'allarme”. 

Sul posto si erano quindi precipitati i carabinieri di Soriano nel Cimino, poi l'arrivo del medico legale. 

Stando a quanto si è appreso, Catalani aveva ancora i vestiti con cui era uscito di casa quel sabato 16 novembre e i documenti che hanno permesso di identificarlo immediatamente. 

L'uomo, 54 anni, residente nella frazione di Sant'Eutizio, insegnava Storia dell'arte all'istituto Midossi di Civita Castellana e, per sostenere le sue ricerche, si erano attivati professori e studenti lanciando un appello su Facebook. Colleghi e conoscenti hanno sempre parlato di Catalani come di una “brava persona, sempre disponibile e gentile”, e nessuno, in questo mese e mezzo, sapeva darsi una spiegazione rispetto alla sua scomparsa. Eppure, sebbene gli investigatori non si siano mai sbilanciati, col passare delle settimane, lasciavano intuire che le speranze di trovarlo vivo si andavano affievolendo.

A fare la denuncia della sparizione, lunedì 19 novembre, era stato il fratello Vincenzo, preoccupato perché non si era presentato al pranzo della domenica, come di consueto, a casa degli anziani genitori, a Soriano Il giorno successivo, nelle campagne di San Martino al Cimino, il ritrovamento della sua auto: una Peugeout 206 station wagon di colore azzurro. All'interno i carabinieri avevano trovato il cellulare ed un piccolo contenitore di plastica al cui interno c’erano la patente di guida e cento euro, la metà del contante prelevato due giorni prima di sparire. Sul telefono non comparivano chiamate né messaggi, niente che potesse far privilegiare una pista piuttosto che l'altra. Nella vita del 54enne, laureato in Architettura, non emergeva alcuno strano avvenimento o brutte frequentazioni. Niente di niente. Fino a quando si inizia a parlare di una presenza femminile. Anche il fratello Vincenzo, intervistato ai microfoni della trasmissione “Chi l'ha visto?” che si è occupata del caso, ha confessato che negli ultimi tempi lo vedeva strano. “Aveva diradato le visite dai nostri genitori, diceva che era impegnato. Sicuramente c'era una presenza femminile nella sua vita”. Questo l'unico indizio in mano agli investigatori. 

Ufficialmente, adesso, gli inquirenti dicono di non escludere l'annegamento ma, in realtà, si pensa che la morte di Catalani sia riconducibile ad un gesto estremo. 

Ad accertarlo sarà l'autopsia, già disposta dal sostituto titolare dell'inchiesta, Renzo Petroselli. Il conferimento dell'incarico all'equipe medico-legale è previsto questa mattina.




Facebook Twitter Rss