ANNO 25 n° 111
Anna Sciortino, ''La mia Africa'' – Da Nairobi a Kisii (foto)
Viterbesi all’estero – 10 settimane in una scuola superiore nel Sud Ovest del Kenya
24/04/2012 - 04:00

Anna Sciortino ha 22 anni, è nata ed ha vissuto a Viterbo, da qualche anno studia all’estero. Tramite la sua università ha avuto l’opportunità di lavorare per 10 settimane in una scuola superiore nel Sud Ovest del Kenya con una ONG (Organizzazione non governativa) chiamata “Kenya Education Partnernships”. Un’esperienza intensa, entusiasmante e affascinante. A volte forse anche sconcertante e avvilente. Ecco il racconto in sei puntate della sua avventura alla scuola di Eronge. (Prima puntata)

 

di Anna Sciortino

Mi rendo conto di tanto in tanto di avere gli occhi permanentemente spalancati, come se ci fossero troppe cose da guardare, troppe informazioni da metabolizzare, e una quantità di novità tale da richiedermi una concentrazione costante. Sono in un internet cafe a Kisii, a 6 ore di matatu (piccolo bus da 10 persone massimo) da Nairobi. Siamo arrivati qui ieri sera tutti insieme (siamo un gruppo di 22 ragazzi), dopo un giorno e mezzo a Nairobi, dove eravamo stipati in 6 in una stanzetta minuscola dove l'elettricitaà andava e veniva ma c'era acqua corrente e bagni decenti. La temperatura è perfetta: intorno ai 25 gradi, con una gradevole brezza verso sera e una temperatura con minime di 20 gradi. Il sole è luminosissimo quando fa capolino, ma è stato nuvolo la maggior parte del tempo. Crema solare a go go in ogni caso... bruciarsi sarebbe veramente una pessima idea. Abbiamo avuto alcune sessioni di training, e poi qualche ora di esplorazione in giro per Nairobi in gruppetti da quattro (gruppi più grandi a quanto pare attraggono troppo l'attenzione, e gruppi più piccoli non sono abbastanza 'sicuri').

Nairobi mi è sembrata come tutte le grandi città di paesi emergenti che ho visitato fino ad oggi: una baraonda. Traffico senza controllo, polvere ovunque, mendicanti e uomini in vestito elegante fianco a fianco, cantieri aperti in ogni dove, piccole discariche a cielo aperto agli angoli delle strade... ma non troppo diverso da Manila o Hanoi. Non abbiamo ovviamente gironzolato per le 'favelas' o per le zone periferiche, ma nel centro città non mi sentivo 'in pericolo' come temevo. Il cibo è molto economico: abbiamo pranzato a Nairobi con 3 euro in un centro commerciale. Kisii del resto è ancora più economica: oggi ho speso meno di 80 centesimi per un pranzo completo!

Da Nairobi ci siamo trasferiti a Kisii, dove faremo 'base' per le prossime 10 settimane. Da qui, durante la settimana, le varie coppie di volontari andranno nelle loro scuole, per poi tornare a Kisii, se e quando vogliono, durante il fine settimana. Il nostro alloggio altro non è che una casupola all'interno di un complesso alberghiero, che la guida turistica Lonely Planet definisce 'molto buono', ma che nonostante ciò non ha una doccia che funzioni, non un lavandino affidabile e lo sciacquone del cesso funziona una volta ogni 3-4 ore. Mooooolto spartano. Dormiamo tutti per terra, accampati e stipati alla meno peggio su materassini comprati in loco, e avvolti in tendaggi anti-zanzara per minimizzare il rischio malaria (nonostante la profilassi animalarica, essere punti può comunque causare infezione). E' stata un'impresa montare le reti antizanzare, perché siamo in sei in stanze per due o tre persone e non ci sono ganci, per cui ci siamo arrangiati con stringhe e lacci attaccati al soffitto con lo scotch. Come dicevo, molto spartano, ma ovviamente ero preparata e il morale è alto. E la posizione dell'albergo è veramente fantastica: è soprelevato rispetto al resto della città, verdissimo, con gazebo e tavolini di legno... sembra un angolo di paradiso. Ieri sera la corrente elettrica è saltata tra le 18.30 e le 20, e c'erano una miriade di lucciole. Si sentivano i cinguettii degli uccelli, e in lontananza (ma solo in lontananza) il caos della città. Avevamo torce in abbondanza, e abbiamo cenato al lume di candela... ma è stato un sollievo quando è tornata l’elettricità.

Mangiare per ora è stata un'avventura divertente e tutto sommato gradevole. Il 'carboidrato' locale si chiama ‘ugali’, di cui a quanto pare mangeremo fino alla nausea. Per ora ho mangiato molte verdure, tipo cavolo, cotte in padella (si chiama sukuma wiki - che letteralmente significa 'fine di settimana' in Swahili, perché è così economico che la gente se ne può cibare fino alla fine della settimana quando non ci sono soldi per comprare altro), con il chapati (una pizzetta fatta con farina di mais cotta su una piastra unta e bollente... buonissima). Insomma, del mangiare per ora almeno non mi posso affatto lamentare.

Stasera io ed altri 5 siamo responsabili per la cena. Dal momento in cui si è parlato di cucinare la pasta, sono stata costretta a fare la parte dello chef capo (mi rifiuto di cucinare pasta all'inglese, mi dispiace...) e ci cimenteremo in una pastasciuttona con le melanzane. Cucinare per 27 sarà un'avventura... speriamo bene. Abbiamo comprato tutto in un enorme supermercato piuttosto che al mercato locale, perché ci siamo resi conto di non essere in grado di contrattare in modo decente. Anche lì la quantità di sporco, di polvere e di mosche si sprecava. L'idea che la carne che mangiamo viene da quelle bancarelle mi fa venire il voltastomaco... ma cercherò di non pensarci troppo.

Venerdì ci sarà la conferenza dei Presidi di tutte le scuole con cui KEP lavora, e da lì le varie coppie andranno ai villaggi con i rispettivi presidi. Chain, il mio ‘project partner’ che ho conosciuto solo pochi giorni fa all’aeroporto di Nairobi, ed io non stiamo nella pelle all'idea di partire alla volta della scuola superiore di Eronge e di incontrare Jane Samba, l’unica donna Preside tra le scuole di KEP, e un’eccezione in un paese dove le donne restano per la maggior parte completamente relegate alla cucina. All’avventura!

(continua…)

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