ANNO 25 n° 111
Abbiamo trovato l'America (e viceversa)
Il progetto Usac porta 180 studenti d'Oltreoceano ogni anno nella Tuscia
Studiano, girano l'Italia e fanno tante attività extrascolastiche nel territorio
09/01/2016 - 11:36

VITERBO - Usac (University study abroad consortium) è il nome del programma americano a cui ormai da diversi anni partecipa l’Università della Tuscia, e dà la possibilità a molti studenti di trascorrere un periodo di studio all’estero. Il programma, fondato nel 1982 dall’Università del Nevada, di Reno, si è ingrandito ogni anno sempre di più, ed oggi opera con 26 Stati diversi e muove ogni anno più di 3500 studenti in tutto il mondo. L’Università della Tuscia, insieme a quelle di Torino e Reggio Emilia, è uno dei tre atenei italiani che ogni semestre ospita circa 60 studenti da tutto il mondo (per lo più americani), cercando di favorire sempre meglio un contatto fra studenti italiani e stranieri. E visto che i semestri in un anno sono tre (c'è anche quello estivo) parliamo di 180 ragazzi che si alternano in città nel corso dei dodici mesi.

 

Non c’è dunque da stupirsi se di questi tempi, facendo due passi per le vie di Viterbo, si sente qualche parola di inglese o si incontrano gruppi di studenti intenti a fotografare le fontane del centro.

 

A Viterbo il programma è partito esattamente 10 anni fa con a capo l’attuale direttore Stefano Pizzetti, e attualmente lo Usac è l’unico programma americano universitario dell’Unitus. A differenza delle università di Torino e Reggio Emilia, che offrono soprattutto corsi improntati su materie quali economia o psicologia, Viterbo propone classi soprattutto in materia umanistica: oltre che il classico corso di lingua italiana, il focus è spostato più su corsi come storia dell’arte o fotografia. Tuttavia, la varietà delle materie che vengono proposte è notevole: vi sono persino dei corsi di cucina italiana.

 

La scelta ricadde su Viterbo, dieci anni fa, per la sua importanza di città storica-medievale, vicina ad un grande centro (Roma), non particolarmente dispersiva, che potesse favorire una facile integrazione degli studenti con la comunità viterbese. Da anni ormai, famiglie, dormitori, studenti italiani condividono le loro abitazioni con questi ragazzi, che a loro volta svolgono attività di volontariato in scuole, studi d’artista, radio e giornali online, formando un’interessante integrazione cosmopolita. Sono notevoli gli incontri con gli enti e attività territoriali della zona (la festa del cioccolato a Perugia tanto per citarne una) che arricchiscono ogni anno di presenze quelli che sono gli eventi della Tuscia e dintorni.

 

Un aspetto questo da non trascurare per l’importanza della città, che dall’inizio del programma ha ospitato circa 2000 studenti, che attraverso report, blog, post, tag sui vari social e articoli, hanno agito come cassa di risonanza all’estero per la città dei papi. Molti sono quelli che hanno trascinato qui famiglie e amici ad ammirare qualche scorcio mozzafiato per le vie di San Pellegrino in cerca di un buon ristorante dalla tipica cucina italiana (questa giù ben nota in tutto il mondo). “La bella vita”, le bellezze del territorio, il clima temperato, la possibilità di viaggiare in Europa, rappresentano un motivo molto valido per prendersi un semestre di “break” per questi studenti, il cui passaporto, non presenta sempre la provenienza United States Of America, bensì anche di Stati come Costarica, Brasile, e perfino Nuova Zelanda.

 

Ecco dunque come Viterbo e la sua università si sta riempiendo sempre di più di quel carattere internazionale che, nel corso degli anni, potrà portare grandi vantaggi per le generazioni future. Per ora lo Usac è una realtà presente ed in continua espansione ed ogni anno il numero degli studenti in visita aumenta: in un mondo ormai proiettato verso la piena globalizzazione, Viterbo sembra volersi svincolare all’etichetta di città-provincia. E questo grazie anche a questo innovativo progetto.




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