ANNO 25 n° 111
780 km a piedi fino a Compostela
Il Viterbese Daniel Antonelli racconta Santiago
17/09/2014 - 10:43

Un'esperienza unica. Straordinaria nel suo genere. Ottocento chilometri di fede: dai Pirenei francesi (Saint Jean Pied De Port) a Compostela (in Galizia, regione della Spagna): è il Camino di Santiago, una delle mete preferita dai pellegrini di tutto il mondo. E per ventisei giorni ha camminato anche un viterbese: si chiama Daniel Antonelli, ha 32 anni, ed è partito il 30 luglio per compiere il suo viaggio di fede per arrivare alla tomba di San Giacomo. Ha deciso di partire da solo, all'avventura: in spalla uno zaino - che gli ha fatto compagnia per tutto il cammino, ma soprattutto una sfrenata voglia di conoscere persone nuove, di esplorare zone mai viste.

Daniel Antonelli ne aveva solo sentito parlare: amici che hanno fatto il ''Camino'', uomini di fede e sacerdoti che gli hanno consigliato alcuni percorsi. Poi è arrivata la decisione: ''Ci ho pensato per due anni - dice - poi qualche mese fa ho capito che era giunto il momento di partire. E sono partito all'avventura con lo spirito del pellegrino. Mi è sempre piaciuto viaggiare, conoscere persone che parlano altre lingue, gente che appartiene ad altre culture. Ho visto il film The Way: ho vissuto un mese con la profonda convinzione di fare qualcosa che sentivo dentro''.

Antonelli ha comunque organizzato tutte le sue tappe. Si è molto aiutato con le guide: preziosi documenti che gli hanno consentito di trovare ostelli e rifugi dove rifocillarsi e riposare: ''Ho percorso il ''Camino'' in ventisei tappe - spiega -, pensavo di farne qualcuna in più. Mediamente percorrevo 30 chilometri al giorni in otto ore. La più lunga è stata di 45 chilometri e non finiva mai. In quei casi è importante camminare con qualcuno al fianco. E' una presenza che conforta e incoraggia. E' capitato a me di avere momenti di sconforto, è la mente che non riesce a gestire la stanchezza''.

Quando parla gli brillano gli occhi: sembra di ripercorrere con lui i sentieri, le strade sterrate che portano a Santiago: ''Si incontrano paesi piccolissimi - racconta - anche di tredici abitanti. Ma è straordinaria l'ospitalità degli ostelli: dove dormono in dieci possono riposare in settanta. Non ci sono differenze: tutti sono accomunati dalla voglia di camminare e di arrivare a Santiago''.

Avrebbe tanti aneddoti da raccontare. ''Come quella volta che ho dovuto cambiare le scarpe. Avevo camminato così tanto che si erano consumate. Oppure quando un mio amico pellegrino ha incontrato suo nonno. Aveva 86 anni e ha fatto alcuni giorni di cammino con noi''. L'ultimo giorno l'arrivo a Santiago venti chilometri che non dimenticherà mai: ''Volevo arrivare per ascoltare la messa del pellegrino. E' una funzione in cui il sacerdote saluta e ringrazia tutti i pellegrini di tutto il mondo che hanno compiuto il Camino. E' stato un momento emozionante''.

Un mese eccezionale: ''Consiglio a tutti il camino. E' un modo per conoscere se stessi, i propri limiti la propria spiritualità. E poi c'è la fatica del Camino e poi la possibilità di fare incontri con persone che vengono da tutto il mondo dalle estrazioni sociali più disparate dai sentimenti più contrastanti. E dico la verità lo rifarei anche io: magari fra dieci anni, ma lo rifarei''.




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