ANNO 25 n° 89
Zingaretti: da liceale antirazzista a presidente della Regione Lazio

VITERBO - Da liceale antirazzista a governatore del Lazio. In mezzo, un cursus che gradino dopo gradino e simbolo dopo simbolo (dalla Sinistra Giovanile, ai Ds, al Pd) segnano i passi di una carriera, quella dell'ex presidente della Provincia di Roma Nicola Zingaretti, tutta nelle file del principale partito della sinistra italiana. Di cui il giovane dirigente è sempre stato considerato prima un ''golden boy'', poi un asso da giocare. E il momento opportuno è stato la caduta della giunta regionale guidata da Renata Polverini, travolta dagli scandali dei fondi consiliari.

Romano, classe 1965, il nuovo presidente della Regione Lazio muove i primi passi nel movimento per la pace nel 1982. A 17 anni fonda una associazione di volontariato antirazzista. A 26 anni è segretario nazionale della Sinistra Giovanile. L'anno dopo, nel 1992, entra in consiglio comunale a Roma. Tra il 1995 e il 2000 Zi è all'opera in ambito internazionale, prima alla presidenza dell'Unione internazionale gioventù socialista, poi responsabile delle Relazioni internazionali dei Ds. Nel 2000 è segretario dei Ds Roma. Quattro anni dopo è eurodeputato e presidente di delegazione italiana nel Pse. Nel 2006 è segretario regionale dei Ds. L'anno dopo, 282 mila voti alle Primarie lo incoronano segretario del Pd Lazio.

Nel 2008 Zingaretti succede a Enrico Gasbarra alla guida della Provincia di Roma col 51,5% dei voti. Nonostante le ristrette competenze dell'ente, la giunta Zingaretti riesce comunque a emergere (''Una Provincia utile'' e uno dei suoi motti) grazie a una serie di iniziative, prime tra tutte la vasta rete gratuita Provincia Wifi, la diffusione della raccolta differenziata e il centro per l'occupazione Porta Futuro. Dal punto di vista politico, Zingaretti in questi anni è '''schiacciato'' nella morsa Pdl del Campidoglio e, dal 2010, della Regione. Ed è nel 2010 che il presidente della Provincia è tentato, per la prima volta, di fare il salto da Palazzo Valentini a via Cristoforo Colombo. Ma la sua candidatura in pectore durerà poche ore, e al suo posto andrà Emma Bonino. Vincerà Renata Polverini. Il 25 aprile 2010 Zingaretti la difenderà dalle contestazioni di piazza dei centri sociali, prendendosi in viso un limone al posto suo. Ne nascerà un asse di cordialità non solo istituzionale, che i maliziosi interpreteranno in funzione anti-Alemanno. Perché l'ambizione di Zingaretti, non è un mistero, è diventare il sindaco di Roma, e dal 2012 è di fatto già pronto a scendere in campo contro Gianni Alemanno. Ma, caduta la giunta di centrodestra alla Regione, il partito chiama e il dirigente risponde. E' lui a essere considerato il volto più spendibile del Pd laziale e sarà lui a correre per la carica di governatore.

Di idee laiche ma in buoni rapporti con il mondo cattolico, Zingaretti nel gioco delle correnti del Pd si è schierato con Pierluigi Bersani. Sposato, due figlie, schivo ha però un fratello celebre, Luca, attore di successo al cinema e in tv nei panni del commissario Montalbano. Una discrezione personale rispecchiata nell'atteggiamento politico, tanto da essere talora criticato (anche dai suoi alleati) come eccessivamente prudente e attendista. Una strategia riproposta in una campagna elettorale basata, oltre che sui contenuti programmatici, anche sull'ignorare il prorompente rivale Francesco Storace. Un approccio che lo ha portato, di passo in passo, fino al ruolo di massimo amministratore del Lazio.

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