ANNO 25 n° 82
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Soriano: bella castagna... da togliere dal fuoco!
Riflessioni di Elda Martinelli, con “simpatia”…(foto)

di Elda Martinelli

Si è chiusa domenica con il Corteo Storico, preceduto nella gran festa di sabato con la Rievocazione Storica, la sagra delle Castagne a Soriano nel Cimino: seguiranno in tutta la provincia, sovrapponendosi anche, con le sfumature di gusti e annessi culturali vari, quella di Vallerano (6 ottobre- 1° novembre) di San Martino al Cimino (13-18 ottobre) di Canepina (13-31 ottobre) di Latera (20-28 ottobre) e di Caprarola (20 ottobre- 10 novembre). Tutta la mia solidarietà, per quel che vale, al sindaco di Carbognano, che ha ritenuto non ci fosse molto da festeggiare, quest’anno: tra cinipide e governo Monti… E chi più ne ha, più ne metta.

Ma gli altri appuntamenti festaioli che girano attorno a questo bel prodotto della nostra terra non si sono fermati. Specie se arricchiti da eventi culturali di consolidata tradizione, come a Soriano. Da decenni la Rievocazione Storica di Soriano, dunque, è rimasta legata ad un testo, storicamente corretto anche se teatralmente poco comprensibile al pubblico, per i tagli e le personalizzazioni apportate nel succedersi dei registi, incaricati di gestire l’operazione culturale (da Maurizio Annesi a Piermaria Cecchini…).

Più recentemente, arrivata la richiesta di regia ad Arcangelo Corinti, che i più sanno essere il mio compagno, con la ricca partecipazione degli attori della viterbese compagnia “I Giovani”, mi sono trovata coinvolta anche io, mio malgrado, nella manifestazione che non conoscevo: ma che da subito ho trovato affascinante quanto difficile da gestire ed organizzare, visto l’enorme numero di figuranti vari con vari ruoli dei diversi Rioni.

Così, per raccontarvi quanto dentro son caduta alla Rievocazione Storica, in sostituzione di una “titolatissima” titolare in procinto di diventar mamma… e poi mamma impegnatissima con le sue due bimbe, sono stata (l’attempato e ansimante) giullare, a guida di piccole coreografie e controscene di bambini figuranti, per alcuni anni. Nel 2010, poi, abbiamo proposto all’organizzazione di affiancare ai sempre bravi attori de “I Giovani”, protagonisti nei principali ruoli della storia locale rievocata, anche un nutrito gruppo di comparse della “Teatro di Carta”: perché molto ben muniti di costumi e oggetti d’epoca assai accurati, in materiali e fattura (bottino di varie rievocazioni e spettacoli curati, nel tempo, dalla nostra Associazione).

Poi il colpo di scena nel 2011, con l’ottima idea di non chiamare più esperti esterni al paese, ma tentare di dar vita a un gruppo di ricerca, anche teatrale, autoctono. Alla guida dell’idea è stato messo il regista professionista Pascal La Delfa (che opera a Roma, pure con laboratori scolastici nel Civitonico & dintorni).

Ma il risultato, al debutto dello scorso anno, non è stato all’altezza del progetto e delle aspettative: non solo per il modesto giudizio professionale dell’esperta sottoscritta, ma anche e soprattutto a sentire i commenti del pubblico, in mezzo al quale partecipai alla serata. Ulteriori tagli e rielaborazioni rendevano poco chiara la comprensione dei fatti narrati, anche perché avvenuti nell’arco di diversi secoli, cosa poco puntualizzata da testo e costumi (tutti di ugual fattezza, con stoffe inadatte ed errori clamorosi, mi dispiace dirlo, agli occhi di chi è esperto… e non solo).

Grande spazio, invece, a nomi e cognomi, ringraziamenti vari, registi osannati, attori preparati artisticamente sotto “il minimo sindacale”…Insomma, niente “gruppo” ma “individualità” e non tutte meritevoli.

Tornando a casa ascoltammo, attoniti e in silenzio, il numerosissimo pubblico (pagante e non) andar via rimpiangendo i vecchi allestimenti e sperando in qualcosa di migliore per l’anno prossimo: amara consolazione per un servizio reso a Soriano per oltre quindici anni, dai sottoscritti sopracitati!

Ma, finalmente, quest’anno, con gran gioia della (esperta) sottoscritta il salto è stato finalmente fatto e moltissime, percepibili per tutti, le cose che sono migliorate nella Rievocazione Storica di Soriano

Così, dopo l’immancabile e squisita zuppa di ceci e castagne alla nostra taverna di sempre, a San Giorgio (non ce ne vogliano gli altri: ma sono faziosa, si sa… e dichiaro sempre tutta la verità!) …ebbene, con i nostri biglietti per due posti in tribuna (l’età c’è e l’attesa è sempre estenuante: perché nessuno inizia mai in orario!?...) sabato sera, armati di curiosità e buona disposizione d’animo, ci andiamo a sedere là dove la gente, che ha pagato un biglietto, pretende uno spettacolo. Meglio se un poco più che decente.

E aspettiamo. Aspettiamo…. aspettiamo, aspettiamo… Per vedere ed ascoltare, finalmente, una serie di vicende narrate con ampie descrizioni storiche e dettagliati riferimenti ai fatti del Paese: ben collegati, chiariti anche dai piccoli e puntuali pieghevoli distribuiti agli spettatori. E godere della recitazione “corale” che si andava cercando lo scorso anno… (non sappiamo quanto dovuta alla cura della sopraggiunta Compagnia dialettale Sorianese “la Vojola” o quanto dovuta a una supervisione del professionista Pascal La Delfa).

Alcune cose, tuttavia, restano da rifinire, nello spettacolo: sparite le inguardabili casacche e camiciole in fodera degli scorsi anni, si devono però curare i copricapi! Come già detto nei miei appunti a “Ludika” nessuno andava a capo scoperto, uomini donne o ragazzi… provvedere non sarà oneroso ma doveroso.

Santa Rosa esiliata a Soriano (che recita con tono melodrammatico e supplichevole: non credo che questi toni melensi rientrassero nelle caratteristiche della tenace pulzella viterbese…) veste anche quest’anno un abito che forse vuol citare il saio francescano per sottolinearne l’afflato spirituale. Ma, a parte il fatto che Rosa non vestì mai abiti dell’ordine perché la cosa le fu rifiutata più volte (e all’epoca si obbediva!) quello messole addosso, a ben vedere, sarebbe di fattezza maschile e non femminile. Suggerisco una verifica ed una correzione.

Ancora un consiglio storico, che inevitabilmente sfiora la regia… Quando Spirituali e Conventuali francescani giungono al cospetto di Papa Niccolò III per chiedere riconoscimento e regolamentazione degli ordini, sono apparsi come clienti infoiati di fronte ad una esagitata Wanna Marchi (il suddetto pontefice, con il dovuto rispetto): intendo dire che sono mancati del tutto rituali e formalità rigorosissime all’epoca, in una tanto animata quanta improbabile conversazione inter pares… Neanche l’amatissimo e moderno Woitjla ha mai dato tanta confidenza e apertura nelle sue udienze private! Ma questo si poteva intuire anche dal video della vestizione del Papa (innovativa la commistione di video clips mute e recitato teatrale, introdotta lo scorso anno, tecnicamente migliorata in quest’ultima edizione…) dove si vedeva Niccolò III prendere e calzare da solo la sua tiara, il suo cappello papale: ma quando mai!!! Per un gesto pur così quotidiano c’erano a disposizione una serie di paggi e alti prelati, prostrati nel rito… E già che si parla dei video: togliete la sequenza di apertura nella bellissima location, tra il Nardini e il Carnajal, con volte in pietra… ma anche con un bel portone di anodizzato sul fondo. E sarà perfetta, oltre che credibile!

In una tanto buona e appena perfettibile ricerca storica, stonava la cabarettistica battuta del frate al Di Vico, davanti al boia pronto a decapitarlo, circa il suo mal di testa… ed il fatto che gli sarebbe passato di lì a poco. Il buon regista e autore testi ha scritto di meglio, ne son certa!

Una ultima opinione, davvero personale, che va oltre l’analisi storica e si permette di toccare in toto la regia: perché il narratore (che tra l’altro mi dicono essere un professionista) come già lo scorso anno, apre la serata con un fare da animatore di villaggio turistico, richiedendo tante (troppe) volte applausi per scaldare la piazza?!... La cosa gli fa perdere terribilmente credibilità nelle sue successive e significative entrate di collegamento ai fatti: temendo che di punto in bianco inviti tutti a un ballo di gruppo “pre aperitivo”, tra una data e l’altra, facendoli alzare sulle tribune, battendo le mani… Un pizzico di sobrietà ed eleganza, che non mancano, invece nell’insieme, allo spettacolo tutto.

 

Ultima nota, tutta tecnica (e ne conosco bene le difficoltà di gestione, perciò non me ne vogliano gli incaricati della nuova gestione!): vanno decisamente curati e coordinati i comandi a luci, musiche e microfoni, per non togliere la magia del racconto con tremolanti luci puntate fuori soggetto, musiche pur evocative ma poi troncate di netto, comandi di regia involontariamente amplificati su tutta la piazza! Gli spalti non erano pieni di spettatori, come sempre: forse delusi dal debutto dell’anno precedente, forse per la crisi (che spezza le gambe alla cultura, prima spesa, triplo ahimè… da tagliare, per le famiglie!)… anche se il prezzo era onesto. Onestissimo se si perfeziona il prodotto offerto.

Una graditissima novità, per la sottoscritta, il Corteo Storico della domenica pomeriggio: presa dalla bellezza e dalla cura di costumi e quadri storici, cercando forse di fermare “l’attimo” emozionante, regalato al pubblico per ben tre ore di sfilata (volate!.. come il tempo vola quando stai bene…) ho scattato centinaia di foto, scegliendone solo alcune per far parlare l’amore e l’impegno dei quattro Rioni Sorianesi, non le mie ridondanti parole. Vedrete così, come io le ho viste, le bandiere e le chiarine de La Rocca, gli archibugieri di Papacqua, i balestrieri de La Trinità ma anche la vecchina che salvò Soriano dai Vignanellesi gettare caldarroste al pubblico; e poi il presidente del rione San Giorgio con gli affascinanti falconieri e infine il drago e i giocolieri sputa fuoco, pure di San Giorgio, a fine sfilata: spero con l’emozione che è stata passata a me e agli spalti tutti, pieni.

Tornando verso casa, dopo le premiazioni dei Rioni, per gli allestimenti nei quartieri e per i gruppi appena sfilati nella piazza centrale, dopo il Palio assegnato e il premio per il miglior fantino (in un sano spirito competitivo tra i Rioni, spinti a rinnovarsi e migliorare il tutto, ogni anno, con accresciuta ricerca e dedizione...) dribblando il tantissimo pubblico e fermandomi solo un momento di fronte ai molti bellissimi allestimenti nei diversi rioni (tutti rigorosamente a tema e storicamente curati/credibili nei loro particolari) assaggiate le immancabili caldarroste… analizzo altre castagne bollenti …non facili, da togliere dal fuoco, per gli organizzatori di tali eventi storico culturali, sorianesi e viterbesi: perché comparare è umano.

Credo di “mettere un dito nella piaga”, con quanto ho osservato e sto per dire, ma ho trovato tanta disparità tra il faticoso allestimento, ogni anno migliore, della Rievocazione Storica e la ricchezza inimmaginata del Corteo Storico (“tra i primi 40 cortei storici, per ricchezza, in ambito italiano”… ci dicono orgogliosamente gli organizzatori con i quali ci fermiamo per congratularci). Eppure vorrei che un sorianese mi spiegasse il perché. Ora che, come pubblico, ne ho rilevato l’innegabile divario artistico, non di dedizione.

Ai miei amministratori tout court, Viterbesi intendo… associazioni annesse e connesse (e prontamente sconnesse, quando tacitamente chiamate in causa…) chiedo perché ci si lamenti sempre dei pochi e frettolosi turisti del 3 Settembre ma non si sia mai pensato ad una breve nota in lingua inglese, per esempio… (come fatto con intelligenza e rispetto per i propri ospiti, a Soriano) da mandare lungo il percorso, dagli altoparlanti ridondanti le solite sentite e risentite voci pseudo storiche viterbesi, con ovvietà emotive contigue, trite e ritrite...

Mi chiedo perché un paese come Soriano, rispettabilissimo quanto operoso, sia in grado di sfoggiare 700 figuranti pressoché perfetti (ricordo di essere laureata in storia dell’arte, prima che autodidatta costumista teatrale) attraverso cinque secoli di storia e tutti i suoi aspetti sociali (nobili a piedi e a cavallo, dame e cavalieri, popolani e contadini, alti prelati e monaci, borghesi e mercanti: con oggetti e ricca attrezzeria annessa…) mentre noi, a Viterbo, sfoggiamo per il 2 Settembre (e con immeritato orgoglio) la stitica sequela di poco più di un centinaio di figuranti (rigidamente in fila, senza arte né parte interpretativa – come invece fanno a Soriano- …sempre gli stessi da quando son nata, più l’aggiunta di quelli del ‘900 che ho cucito una decina di anni fa, ultima botta di vita e innovamento!)… allungata, come acqua in un insipido brodo, da tamburini, suorine e ceste di fiori, ogniddove!!?

Non avrò forse risposte, penso assaporando le squisite caldarroste… ma vi invito a farvi anche voi queste domande, soprattutto se siete viterbesi: e a tornare a Soriano, come me, il prossimo anno, nella sua ricca Sagra, fervida di tante belle iniziative culturali. Fatte con il cuore: da tutti e per tutti. Perché sentono la loro storia viva e da tramandare. Impegnandosi in prima persona. Strizzando l’occhio al turista.

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