ANNO 25 n° 88
Smartphone e tablet senza pagare
Truffatori smascherati dalla Mobile
Associazione a delinquere: nove persone indagate a piede libero

VITERBO - Decine e decine di contratti per avere tablet, smartphone ed altre apparecchiature tecnologiche che nel giro di poche ore venivano rivendute a terzi, senza che nessuno onorasse le rate dei finanziamenti sottoscritti. Sono finite così nell'indagine della squadra mobile della questura di Viterbo, denominata ''Business & Friends'', nove persone, tra cui sei calabresi e un tunisino, quasi tutti imparentati tra loro, accusati di associazione a delinquere finalizzata alla truffa.

 

L'inchiesta, coordinata dal pm Paola Conti, si è originata da una denuncia per tentata estorsione presentata nei confronti di due dei soggetti indagati da parte di un commercialista viterbese. Da lì, grazie alle intercettazioni, la squadra mobile ha scoperto un vasto giro di illeciti, che svelavano agli inquirenti l’esistenza di un articolato sodalizio criminale dedito alla commissione di numerose truffe, in danno delle società di telefonia mobile, Wind, Tim, Vodafone H3G e Teletu.

 

Una rete ben organizzata, che interessa i territori di Mantova e Crotone, e che prevedeva l'impiego di un vasto numero di persone, tutte tra di loro legate da rapporti di parentela o amicizia, con i cui dati anagrafici venivano stipulati centinaia di contratti multi business e consumer che prevedevano la fornitura di apparecchiature iphone, tablet e i pad, di notevole pregio e valore economico, a fronte di un piano di finanziamento proposto con offerte commerciali dalle maggiori compagnie della telefonia.

 

'Una vera e propria filiera di truffatori - spiega il responsabile della Mobile, Fabio Zampaglione, che, calabrese di nascita, ha dovuto anche fare da interprete per le intercettazioni, visto l'utilizzo del dialetto stretto da parte degli indagati - che curava nel minimo dettaglio il sistema. Dalla provincia di Mantova, dove risiedeva uno dei parenti, le apparecchiature arrivavano a Cirò Marina per essere vendute con forti sconti rispetto ai prezzi di mercato. Spesso sono state usate anche partite Iva chiuse o scadute, e la portabilità del numero tra compagnie per avere più possibilità di reperire i terminali. Per non insospettire le compagnie, una o due rate del finanziamento venivano pagate, poi basta'.

 

Si tratta di un 'meccanismo ben oliato per acquisire questa grande mole di materiale da rivendere - continua Zampaglione -. Dalle intercettazioni è emerso che gli indagati ogni giorno facevano anche il borsino delle quotazioni sui prodotti per capire quale in quel momento poteva essere più appetibile sul mercato. Tanto che in un momento in cui un modello di smartphone stava dando problemi agli utenti, uno dei due parenti si arrabbia con l'altro che non avrebbe secondo lui dovuto mandargli quel prodotto perché non si piazzava facilmente. Le compagnie, da parte loro, si accorgevano solo dopo della truffa, perché la loro catena aziendale interna è variegata e prevede diverse strutture'.

 

L'operazione è stata condotta a partire dagli ultimi mesi del 2014. 'Impossibile ora stabilire l'importo preciso del volume d'affari sviluppato da tale truffa - conclude il dirigente della mobile Zampaglione -, resta ancora da calcolare e ce lo comunicheranno le compagnie truffate. Ma si parla di centinaia e centinaia di contratti e di relativi apparecchi ottenuti con questo sistema e poi rivenduti'.




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