ANNO 25 n° 115
Ingroia querelato per calunnia: 'Si tratta di un fatto unico'

VITERBO - “Da qualche giorno sentivo dire che sarebbero arrivate novità da Viterbo sul caso di Attilio Manca. Speravo in notizie sul processo e, invece, mi è stata recapitata una informazione di garanzia dalla Procura: sono stato querelato per calunnia”. Antonio Ingroia parla nelle vesti di avvocato della famiglia Manca dopo aver appreso di essere stato iscritto sul registro degli indagati per calunnia.

“Si tratta di un caso unico – spiega Ingroia – visto che sono stato denunciato per quanto detto durante le udienze. È la prima volta che un avvocato viene denunciato per quanto detto durante il dibattimento”. Quindi la stoccata al pmi: “Per presentare una denuncia del genere bisogna essere analfabeti del diritto o in malafede. Il primo dicembre sarò interrogato dallo stesso Petroselli. Aggiungo che non è la prima volta che ricevo una denuncia del genere. Petroselli è in buona compagnia: prima di lui Contrada, Dell'Utri, Berlusconi e la famiglia di Bernardo Provenzano”.

Le dichiarazioni di Ingroia che hanno spinto la procura di Viterbo alla querela, sarebbero legate ai dubbi dell'ex pm sull'informativa secondo la quale Manca, nei giorni in cui Provenzano era a Marsiglia per curarsi, non poteva essere in Francia. “E invece – insiste Ingroia – come è stato sollevato anche da alcune trasmissioni televisive come ''Chi l'ha visto'', in quei giorni Manca non risultava presente in ospedale a Viterbo. E a dire il vero, c'è anche il mistero sulla scomparsa dai tabulati telefonici di alcune telefonate del medico ai genitori”. E la madre di Manca, Angela Gentile non ha usato toni pacati, ma parole forti: “Mi hanno persino detto – racconta – che il dolore mi avrebbe spinto a confondere le date dell'ultima telefonata di mio figlio. Non sono certa che questo pubblico ministero voglia davvero trovare la verità. In quel periodo mio figlio era il numero uno in quel campo. Tra i primi in grado di portare a termine una particolare operazione alla prostata in laparoscopie. E non è un caso che fosse di Barcellona Pozzo di gotto, dove Provenzano per lungo tempo si è nascosto”.

Il fascicolo, in particolare, verterebbe sulle considerazioni di Ingroia circa il verbale redatto dall’ex capo della squadra mobile di Viterbo Salvatore Gava. Nel documento, scoperto da “Chi l’ha visto”, è scritto che Manca era di turno all’ospedale Belcolle nei giorni dell’operazione di Provenzano alla prostata in Francia. Il periodo considerato va dal 22 ottobre al 4 novembre 2003. Ma dai fogli di presenza del nosocomio cittadino risulterebbe che il medico non era a lavoro né il 25, né il 26 ottobre e che il 30 aveva staccato prima del solito.

 

Nell’occasione Ingroia aveva parlato di “prove manomesse e falsificate”.

“Inaudito che Ingroia si ritrovi nel registro degli indagati per un intervento compiuto da difensore – ha commentato l'avvocato Fabio Repici -. Ha semplicemente detto la verità: cioè che l’informativa di Gava non corrisponde al vero perché risultano giorni di assenza dall’ospedale”. In ogni caso ''noi all'interrogatorio risponderemo'', ha garantito Repici.

E il mistero sulla morte di Attilio Manca, secondo Ingroia, rientrerebbe nel caso della trattativa Stato-Mafia. “Una costola di quel processo – spiega infatti l'ex pm – riguarda proprio la latitanza di Bernardo Provenzano. Il boss doveva rimanere vivo e doveva essere curato, perché era il garante di quel patto. Chiedo formalmente allora di essere sentito dalla commissione antimafia presieduta da Rosy Bindi. E spero anche che la Procura di Palermo possa aprire un fascicolo sul caso Manca, visto che il caso si inserisce proprio nel filone di indagine riguardante la copertura di Provenzano e la Trattativa, di cui la Procura di Palermo è competente”.




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