ANNO 25 n° 88
Dove sono finite le poltrone del Genio?
Mancano quelle della galleria: oggetti che, se restaurati, hanno mercato

VITERBO – Che fine hanno fatto le poltroncine del teatro Genio? In molti si sono posti questa domanda non appena hanno avuto modo di vedere le immagini pubblicate da Viterbonews24 dello storico cinema viterbese riconsegnato, lunedì scorso, al legittimo proprietario, il Comune di Viterbo.

 

Bene. Al netto dell’incuria e della sporcizia – sempre in agguato quando i locali restano a lungo chiusi e inutilizzati – della grande struttura in pieno centro hanno colpito altri dettagli. In particolare l’immagine della galleria, vale a dire il terzo livello, il più alto, tra le tre classi di sedili previste nella sala da 800 posti. Quella che, vocabolario alla mano, si potrebbe anche chiamare ''piccionaia'' (o loggione) ma che qui chiameremo in altro modo, visto che di piccioni, da quelle parti, ce ne sono già abbastanza: lo testimonia il guano copioso e un paio di cadaveri di pennuti che giacciono nelle scale laterali. Ecco, nella galleria adesso ci sono soltanto detriti, nastri di delimitazione bianchi e rossi e gli spalti di base, desolatamente vuoti. Tutto in ordine, invece, in platea e nel secondo livello, dove le poltrone sono comode e imbottite, e soprattutto tutte al loro posto.

 

Clicca qui per vedere le condizioni del Genio alla riconsegna al Comune

 

Bene, dove sono finite quelle poltroncine di legno? Oggi, è chiaro, non ci sono più: lo dicono le foto, in attesa che lo confermino anche gli atti ufficiali, visto che i dipendenti del Comune, lunedì scorso, si erano limitati a sottoscrivere ''le buone condizioni generali dell’immobile'', rinviando a tempi migliori (per esempio quando nel cinema verrà riallacciata la corrente elettrica, e dunque l’impianto di illuminazione) il sopralluogo per verificare cosa c’è e cosa manca tra i beni dati affidati a chi aveva in gestione il teatro. Fcanedo ovviamente riferimento al verbale di consegna. Toccherà dunque all’ufficio patrimonio certificare eventuali mancanze.

 

Certo, nel caos e nell’approssimazione della gestione della cosa pubblica – in questo Paese, s’intende – ci può anche stare che quelle poltroncine giacciano abbandonate e impolverate in qualche deposito comunale. In un sottoscala. In un magazzino o in qualche capannone. Scenario triste, ma neanche da scartare, alla luce dei tanti precedenti a cui si è assistito negli ultimi anni, a Viterbo e non solo. Ma se davvero – come sostengono per ora ufficiosamente da Palazzo dei priori – le poltrone non dovessero essere in possesso del Comune, che fine potranno aver fatto?

 

Non è un'accusa verso qualcuno (ci mancherebbe: non si può dubitare della correttezza sia del Comune sia di chi si è trovato a gestire il Genio negli ultimi anni), ma soltanto una domanda. Una domanda lecita, visto che parliamo di una proprietà pubblica, e va anche ricordato come questi oggetti godano di un ottimo mercato tra i collezionisti e gli amanti dell’antiquarianto novecentesco. Specie se restaurate, le poltroncine d’epoca (proprio degli anni Cinquanta) hanno un loro mercato, e basta farsi un giro su Ebay per rendersene conto. Quelle del Genio, a sezioni di tre, erano (sono?) di legno, ricurve, col sedile rialzabile: magari un po’ scomode – specie rispetto alle poltrone astronavi dei multisala di oggi – ma terribilmente vintage. Da cinema della parrocchia (''il pidocchietto’’, lo chiamavano qui), in una qualsiasi domenica pomeriggio nell’Italia prima del boom.




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