ANNO 25 n° 88
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Alluvione a Canepina - Danni milionari, restano le cicatrici e il paese è ancora a rischio (Foto)
Il disastro è economico e ambientale. In caso di altri forti temporali tornerebbe la paura

Quattro giorni dopo l’apocalisse, Canepina è stata pressoché ripulita dalla spessa coltre di fango e di detriti seminata dall’alluvione. Chi si trovasse ad attraversare il paese non troverebbe quasi alcun segno della grande paura vissuta la notte tra sabato e domenica scorse. Per vedere le cicatrici profonde, deformanti che pur ci sono, dovrebbe entrare nei garage, negli scantinati, nei bar, nei negozi per scorgere sui muri, ad oltre un metro dal pavimento, il segno lasciato dall’acqua fangosa. O nella chiesa di San Michele Arcangelo, o a piazzale Sandro Pertini, sprofondata di un metro e mezzo per metà della sua superficie. E ancora, giù lungo il Rio Maggiore, il cui alveo costruito meno di un anno fa è stato letteralmente cancellato dalla furia dell’acqua.

Nella vallata sottostante, un paio di ettari e mezzo di noccioleti sono stati sommersi dalla fanghiglia e da una montagna di rami, tronchi, alberi interi, massi pesantissimi, sassi, pneumatici, rifiuti di ogni genere.

Il livello del terreni si è alzato di oltre mezzo metro, imprigionando la base delle piante in una morsa soffocante. La piena ha sfondato addirittura una parte del muro di un’antica mola che reggeva da oltre due secoli e mezzo. Il letto del torrente è diventato largo quasi il doppio, ingoiando tutto ciò che si trovava lungo le sponde: piante di noci, nocciole e castagni.

Danni visibilissimi anche a monte del paese, all’altezza del cosiddetto ponte di Santa Rosa. Il collettore delle acque che scendono nella gola sovrastante, anch’esso ricostruito un anno fa, non ha retto all’urto della piena. Nel canale sormontato dalla strada provinciale sono stati estratti massi giganteschi, fango e un’enorme quantità di legname.

Entro domani, o al più tardi nei primi giorni della prossima settimana, il collettore dovrebbe essere completamente rimesso a nuovo. La seconda volta in un anno. Ma nessuno sa quanto potrà reggere.

Ormai è chiaro che senza un intervento idraulico di grandi dimensioni, capace di arginare la grande quantità di acqua e fango che dalla profonda gola scende a valle, Canepina resterà a rischio. E ci resteranno anche i suoi abitanti. La soluzione indicata dai geologi è quella di incanalare l’acqua verso il fosso Corniente, che scorre lontano dal paese. Il costo dell’opera non dovrebbe superare i 3-3,5milioni di euro.

Ma non basta, nel centro abitato, è indispensabile liberare gli argini dei fossi dalle strutture, pressoché tutte abusive, che li hanno occupati. In definitiva, per scongiurare possibili tragedie serve ristabilire la legalità in materia urbanistica, costantemente violata in passato.

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