ANNO 25 n° 88
Alla riscoperta dell'antica Bisenzio
Partito un progetto di ricerca internazionale della città etrusca sul lago di Bolsena

CAPODIMONTE – Un progetto di ricerca internazionale per studiare la città etrusca conservata nelle viscere del monte Bisenzio. Da qualche giorno, sul promontorio del lago di Bolsena, sono partiti i lavori. Si tratta di una ricerca multidisciplinare che si avvale delle più avanzate tecniche di indagine non invasive, messe a punto dalla geofisica.

 

L’obiettivo è quello di realizzare uno studio accurato del complesso di Bisenzio: l’insediamento, il suburbio e la necropoli. Uno studio reso possibile grazie all’impegno della Comunità Scientifica Tedesca e della Soprintendenza Archeologia del Lazio e dell’Etruria Meridionale, che si avvale di un team internazionale costituito da istituti di ricerca di prestigio. Il progetto è nato sull’asse della storica collaborazione tra il ricercatore del CNR Filippo Delpino, da sempre appassionato a Bisenzio, e l’archeologo Andrea Babbi. La notizia è stata resa nota dal giornale del comprensorio del lago Radiogiornale.

 

In prima fila il Museo Romano Germanico, che ha coinvolto l’Università Johannes Gutenberg di Magonza di Mainz. Sono stati dunque coinvolti professionisti dell’Aerofototeca nazionale, geologi attivi presso L’ISPRA, archeobotanici e archeozoologi tra le Università di Roma ‘La Sapienza’ e di Lecce. Tra i partner scientifici anche il Ludwig Boltzmann Institut di Vienna per tutto ciò che riguarda l’indagine geofisica e non invasiva, quindi senza dover effettuare uno scavo archeologico.

 

Nell’età del ferro il centro si espanse verso la valle e assunse una certa importanza. In epoca villanoviana, Bisenzio raggiunse il massimo splendore toccando i 60.000 abitanti. Nell’età etrusca Bisenzio era conosciuta per la produzione artigianale di calzature e ceramiche, oggi conservate nei musei di tutto il mondo. In questo periodo, si scontrò duramente con la città di Vulsinii per il dominio del lago, scontro vinto da quest’ultima città che, infatti, impose il suo nome al lago stesso che, in seguito, i Romani chiamarono Lacus Vulsenisii.

 

Distrutta dai Romani, fu ricostruita e rimase un municipio nell’orbita della città di Vulci. Lo storico Gaio Plinio Cecilio Secondo la annoverava nell’elenco delle maggiori città etrusche. Nell’età cristiana, Bisenzio fu sede vescovile. Distrutta e saccheggiata dai Saraceni e dai Longobardi, la sede vescovile fu spostata a Castro.

 

A seguito di tali eventi molti sopravvissuti si rifugiarono nei centri del circondario. Nel 1254 vi fu edificato un castello che estese il suo potere nell’area del lago e si scontrò duramente con i comuni di Orvieto e Viterbo. Nel 1269, per volere di Papa Bonifacio VIII, venne incamerata nel Patrimonio di San Pietro e, nel corso del Quattrocento, passò sotto il controllo dei Farnese, entrando nel 1537 nel ducato di Castro. A causa della malaria, Bisenzio fu gradualmente abbandonata e, nel 1816, con un editto di Papa Pio VII, viene unita a Capodimonte. Oggi ne restano solo poche rovine




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